La Terra dei fuochi non è sola
L’ultima parte della scorsa estate è stata davvero di fuoco, caratterizzata dal polverone sollevato dalle dichiarazioni riguardo l’illecito traffico dei rifiuti tossici in Campania del pentito Carmine Schiavone, ex camorrista del clan dei casalesi. La storia la conosciamo tutti, da tempo si sospettava o si conosceva lo stato delle cose, una terra avvelenata, la nostra, a causa della sepoltura di decine e decine di fusti contenenti materiali tossici, sotterrati a diversi metri dalla superficie dove invece continua a crescere rigogliosa, malata ed avvelenata frutta e verdura di ogni tipo. Quello che però non tutti sanno è che questa tragica situazione ha portato non solo a svariati tipi di indagini giudiziarie e chimiche da parte delle autorità competenti, ma ha finalmente toccato i cuori di qualcuno che cerca di dar voce alla Terra dei fuochi. Martedì 1 Ottobre nasce su Facebook, noto social network blu, una pagina dedicata a tutti quei comuni che sono stati inseriti in una sorta di lista nera, coinvolti nel feroce avvelenamento dei prodotti, delle falde acquifere e dell’aria che respiriamo tutti i giorni, una mano tesa che arriva direttamente dal mondo dello spettacolo. È Selvaggia Lucarelli – nota ai più per il suo famoso blog, per la conduzione di un programma radiofonico e per le apparizioni in tv come conduttrice e/o opinionista – a lanciare una campagna di sensibilizzazione al problema rivolgendosi ad alcuni grandi colleghi. Nomi come Fiorello, Paolo Bonolis, Eros Ramazzotti, Fabrizio Frizzi, Emma Marrone, Fabio Volo, Fiorella Mannoia, Federica Pellegrini e tantissimi altri appaiono tra le foto della pagina di Facebook “La Terra dei fuochi non è sola” tutti ritratti con un importante messaggio tra le mani: la terra dei fuochi non deve morire.
Simbolicamente ognuno di questi personaggi ha “adottato” un comune colpito dalla vicenda, ma c’è chi non ha digerito il movimento e replica “Io non voglio essere adottato da nessuno”. Secondo un famoso detto “Nel bene o nel male, l’importante è che se ne parli” si potrebbe evitare di far polemica su tutto, ed apprezzare che finalmente qualcosa cominci a muoversi. Non saranno di certo una trentina di foto a risolvere il problema portando a nuova vita la nostra povera terra avvelenata, ma che qualcosa inizi a muoversi e che qualcuno abbia deciso di darci una voce di tale portata è sicuramente un primo passo che segna un distacco dalla solita, omertosa, indifferenza.