I Giornalisti in carcere: una satira tutta Italiana

L'Italia è praticamente l'unico stato in Europa (e in occidente!) a prevedere nel proprio impianto Penale il carcere per i Giornalisti nel caso di reato per Diffamazione a Mezzo Stampa. Con il caso dello scorso anno di Alessandro Sallusti, il noto direttore de “Il Giornale” condannato in Cassazione a quattordici mesi, entrambe le parti politiche si erano mosse per porre fine a questa anomalia. Erano stati creati ad Hoc sottogruppi di lavoro per cercare una linea comune e condivisibile col fine di studiare pene diverse per questo tipo di reato. L'accordo primario fra Pdl e Pd era di eliminare la reclusione e di introdurre una pena pecuniaria fino a cinquanta mila Euro. E proprio un anno fa, a Novembre, la notizia scioccante: la Camera del Senato approva un emendamento proposto da Lega e Api, che re-introduce il carcere per la Diffamazione a Mezzo Stampa con la reclusione per un massimo di un anno (e non più per un tempo variabile fra i sei mesi e i tre anni come previsto precedentemente dall'articolo 595 del Codice Penale). Paradossale come situazione, se si pensa che il motivo del “ritrovo” parlamentare era nato per eliminare o ammorbidire una punizione, che appariva eccessiva e sproporzionata in uno stato civile e democratico. Il Giornalista che mette in atto un comportamento illecito deve essere punito, ma con forme e modi comparabili agli altri ordinamenti nazionali. Fece inoltre discutere la modalità della consultazione, richiesta espressamente da Api (Alleanza per L'Italia) e Lega nella forma del “voto segreto”, che ha portato a 90 contrari, 20 astenuti e 131 voti positivi. Numerosi giornalisti si erano chiaramente indignati di fronte a questo tipo di risultato, iniziando così una battaglia mediatica con tanto di minacce. Molti affermavano infatti che i Politici avrebbero poi dovuto " pagare un conto salato alla reazione dell'opinione pubblica”. Altro aspetto ironico della vicenda fu il contenuto dell'accordo iniziale fra Pd e Pdl: sostituire la reclusione, con una pena pecuniaria per un massimo di cinquanta mila Euro. Questa disposizione sarebbe stata in pieno contrasto con la Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, in particolare con l'articolo 10. Una sentenza (42211/2007) della Corte di Strasburgo stabilisce infatti che “gli Stati contraenti (…) devono evitare di adottare misure che dissuadano i mass media dallo svolgere il loro ruolo di allarme dell'opinione pubblica in caso di abusi palesi o presunti del potere pubblico” e aggiunge inoltre, con riferimento al caso specifico in cui il ricorrente era stato condannato a pagare 41.315 euro, che “anche l'importo dei danni morali e della somma a titolo di riparazione sia tale da alterare il giusto equilibrio richiesto in materia" e che “ la condanna al pagamento di tali somme era suscettibile di dissuaderlo dal continuare ad informare l'opinione pubblica su argomenti d'interesse generale”. Il nostro è l'unico Stato in Europa a vivere questa situazione. D'altronde, siamo abituati ad essere considerati “zimbelli” e a farci ridere in faccia. Non deve stupire, che i Giornalisti restino in carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa. E' ancora una volta … una Satira tutta Italiana.

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