La storia del 4 novembre
Il 4 novembre 1918 il generale dell’esercito italiano Armando Diaz annuncia attraverso un documento ufficiale, il Bollettino della vittoria, la resa dell’Austria-Ungheria e la vittoria dell’Italia nella prima guerra mondiale. Il giorno precedente infatti i nemici erano stati costretti a firmare un armistizio a Villa Giusti, nei pressi di Padova, in seguito alle sconfitte ricevute in battaglia.
Da quel momento il 4 novembre rappresenta la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate ed è una delle feste italiane più rilevanti, insieme a quella della Liberazione (25 aprile) e a quella della Repubblica (2 giugno). Essa è l’unica che abbia attraversato l’epoca liberale, fascista e repubblicana senza mai esser messa in discussione e fino al 1976 era un giorno festivo a tutti gli effetti. Dall’anno successivo, a causa di una riforma del calendario lavorativo, fu resa festa mobile che quindi cade nella prima domenica di novembre. Ciò le ha fatto perdere di importanza negli anni ’80 e ’90 anche in conseguenza alle contestazioni di estrema sinistra e dei cattolici che hanno a lungo chiesto il diritto all’obiezione di coscienza e la proclamazione del 4 novembre come giorno di lutto nazionale piuttosto che di festa. Oggi, grazie alla volontà dei Presidenti della Repubblica italiana Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, la Giornata delle Forze Armate sta riacquistando importanza e consensi. In tale data le più alte cariche dello Stato si recano presso l’Altare della Patria a Roma per rendere omaggio al Milite Ignoto, simbolo delle migliaia di soldati morti in guerra e mai identificati. Altri scenari di cerimonie ufficiali sono il Sacrario di Redipuglia dove sono custodite le salme di 100.000 caduti della prima guerra mondiale e Vittorio Veneto, teatro dell’ultima battaglia italo-austriaca. Il Presidente della Repubblica per questa occasione è anche solito inviare un messaggio di ringraziamento all’esercito in nome di tutto il paese. Gli alunni delle scuole di tutta Italia, inoltre, si recano presso i locali Monumenti ai caduti per ricordare le vittime della guerra. Non sono invece più solite le usanze di aprire al pubblico le caserme per facilitare le relazioni tra militari e civili né di organizzare concerti di bande militari con i riti dell’alzabandiera e dell’ammainabandiera.