La Sardegna, le alluvioni, il territorio violentato ed il nostro PUC
Tutti abbiamo assistito, sgomenti, ma con un pizzico di insopportabile assuefazione, alla furia degli elementi che si è scatenata sulla Sardegna, trascinando con se acqua, fango e corpi umani. Vittime, e milioni di euro di danni, per le quali i colpevoli non hanno nomi e cognomi, ma sono facilmente individuabili. Colpevole, a livello “macro”, è stata e continua ad essere una classe dirigente mondiale che non reagisce ancora con la dovuta fermezza all'evidenza dei drammatici cambiamenti climatici in atto. Ed il livello macro si abbatte sul “micro”, sulla regione, sull'isola, sulla città, dove colpevoli sono stati coloro che per decenni hanno letteralmente stuprato il territorio, cementificandolo in maniera stolta ed incontrollata, togliendo il respiro alle acque che scendendo con irruenza dalle nubi dense dei cicloni non possono “sfogare”, e finiscono per travolgere e sommergere, distruggere ed uccidere.
Tutelare, preservare i residui suoli agricoli e verdi nelle aree urbane, non ha come unica finalità quella di abbellire il paesaggio, renderlo più umano, fruibile dai cittadini, in particolar modo dai più piccoli e dagli anziani. Significa, forse ancor di più, mantenere quell'equilibrio che è necessario in natura, perché è risaputo che gli elementi naturali prima o poi si vendicano delle ferite che subiscono. Non è filosofia, è fisica.
Si fa un gran parlare, negli ultimi anni, di città “resilienti”, ossia in grado di adattarsi ai cambiamenti climatici dotandosi di strumenti di pianificazione ad hoc. Cosa deve “imparare” a fare una città? Lo spiega molto chiaramente Piero Pelizzaro, responsabile del settore cooperazione internazionale di Kyoto Club. “Il sistema socio-ecologico della città deve attuare strategie efficaci sia per far fronte agli shock economici e climatici (mitigazione) sia saper ricostruire e rinnovare il sistema stesso in sintonia con la natura (adattamento), senza danneggiare ulteriormente l’ecosistema in cui viviamo e laddove possibile attuando interventi di ri-naturalizzazione, efficienza energetica e sostenibilità”.
Parole che rispecchiano fortemente alcune delle iniziative poste in campo da Speranza per Caserta nel corso di questa consiliatura, sia dal punto di vista della prevenzione, quando a giugno 2012 fu presentata una interrogazione che denunciava la mancata diffusione tra la cittadinanza del “Piano delle Emergenze”, sia da quello della salvaguardia dei suoli. Il Movimento continuerà a proporre con forza queste istanze nelle fasi di redazione del nuovo Piano Urbanistico Comunale, che non potrà eludere i concetti cardine di tutela del suolo, edilizia zero, recupero e riconversione delle volumetrie, sistemi di trasporto alternativi ed intelligenti, risparmio energetico ed utilizzo massivo di fonti rinnovabili, e strategia “verso rifiuti zero” senza ricorso a nuova impiantistica ad alto impatto sul territorio comunale.