La vicinanza a Federica Landolfi
Federica, la vera vicinanza si dimostra nel dolore. Ti siamo vicini. A seguire il tuo ricordo della persona più cara al mondo: la mamma.
Il mio ricordo. Il mio grazie. 24 novembre 2013 alle ore 17.27
Passava così frequentemente l’alcol sui banchi che quando mettevi piede nella ‘sua’ aula sembrava di essere in un’infermeria. E poi le recite, i cartelloni, le frasi di benvenuto, il mangianastri con cassette acquistate dalle Paoline, il mio cicciobello che ogni anno a dicembre indossava una tutina di raso e una coroncina argentata per apparire un perfetto Bambin Gesù. I quadernoni, la c di cane, la e di edera, la z di zebra. Il blocchetto della mensa. Le cartelline. I lavoretti che scandivano tutte le feste dell’anno e noi tutti, senza esclusione, che avevano un ruolo e che sistematicamente, a lavoro ultimato, finivamo per avere sempre le mani imbrattate o di Vivavil o di Uniposca. Il suo camice era sempre bianco. Non avrebbe mai cambiano il suo Dash con due fustini anonimi. Bianco come tutte le cose che lavava e che magnificamente poi stirava. Come la sua pelle d’inverno. Una pelle anche profumata, ancora giovane, troppo giovane per finire in un reparto in cui tantissime persone lottano, anche adesso che scrivo, tra la vita e la morte. Sembrava dormisse, anche lì, come faceva a casa. La notte e qualche pomeriggio, quando dopo aver sistemato tutto, si adagiava sul letto ma scalpitava perchè stava già programmando cose che avrebbe fatto dopo qualche ora. Non dimenticava niente. Tutto aveva un senso. Le cianfrusaglie sugli scaffali, i punti luce negli angoli, i tappeti, le piante grasse, i fiori, le tende, i centrini, gli stessi che la stregavano ai mercati, quelle volte che ci andava. Tutto aveva e ha un ordine. Ancora oggi, quando scendo in cantina per prendere l’acqua o vado in garage a spostare la macchina. I suoi piatti erano semplici, le sue sigarette un intervallo. I panni stesi geometrici. Da quando era in pensione la sua Domenica era In. I suoi pomeriggi Vita in diretta. Staccava con le fiction. Anche i pacchi di Rai Uno e l’Eredità la distendevano, si accontentava sempre delle offerte del dottore. Venditti, Renato Zero, gli stornelli, le piaceva anche Eros. Le Vigorsol non mancavano nella sua borsa, a fargli compagnia un rossetto, fazzoletti, il portafogli, qualche santino e coroncine. Chiacchierava tanto, le piaceva parlare. Con le sorelle, con noi e con tutti quelli che incontrava. Pillole di ricordi in un momento triste e tragico, dove tutto è cambiato e non sarà più come prima. Memorie di una vita vissuta nel solco di valori sani e giusti. Valori che ora tocca a me diffondere e perseguire in tutto quello che faccio e con ognuno di voi, attraverso ogni mezzo. Ogni giorno.
Grazie a tutti. A nome mio, e Suo. Mamma è ancora qui, con me. Con voi.