Caro Babbo Natale… sei come Dio: inesistente

Caro Babbo Natale, quando ero piccola credevo in te, nella tua dolcezza e determinazione. Credevo davvero che tu in una notte potessi portare a tutti i bambini del mondo dei regali e che anche ai più poveri, attraverso non so quale forma di colletta da parte delle Renne, tu potessi regalare la gioia di scartare un dono. Credevo che tu vivessi in un paese del Polo Nord insieme a creature magiche e a dolciumi. Ero convinta che il Natale fosse il giorno più bello dell'anno. Ero stata abituata a festeggiare la Vigilia con gli zii, a scartare alcuni regali con la mezzanotte, a svegliarmi la mattina e a trovarne ancora a casa dei nonni, dove pranzavamo insieme in attesa che tu arrivassi mentre io e mia cugina ti aspettavamo in cameretta. E tu arrivavi. Puntualmente. Arrivavi anche a Santo Stefano a casa dei nonni paterni. Non importava se li eri passato il giorno prima e con ritardo potevo vedere quello che mi avevi lasciato. Tu per me eri comunque una certezza. Il Natale era simbolo di colori, di festoni appesi, di presepi, di cioccolata. Era tutto fantasticamente perfetto. La tavola apparecchiata, qualche volta la neve, il contrasto fra il freddo delle strade di Bologna e le vetrine dei negozi, così calde e invitanti. Mi ricordo che si rideva sempre e si giocava a carte. Si guardavano i cartoni animati in televisione e il classico film "Mamma Ho Perso l'Aereo". Tutto era Natale e predisposto affinché fosse davvero Natale.
Oggi i tempi sono cambiati. So perfettamente chi sei tu Babbo Natale. E' inutile che fai il furbo. Sei un pò come Dio. Ti ho pregato per anni di portare davvero un po’ di Pace nel mondo e qualche "medicina ai bambini meno fortunati". Ma col tempo ho scoperto che erano tutte menzogne. Le cose belle… erano solo attorno a me e non per tutti. Nemmeno per la mia famiglia, che contribuiva in qualche modo ad alimentare la bugia. Mentivano quando dicevano che tu eri magico. Tu rappresentavi (e rappresenti!) solo l'idea della Magia e del Fantastico. Ma non sei nulla di tutto questo. Sei finzione, sei un velo di neve che copre il grigio delle strade regalando, per poco, l'idea del candido. Sei la scusa per tenere buoni i bambini. Per rendergli ubbidienti e meno monelli durante l'anno. Sei la più grande buffonata che possa esistere. Come Dio, appunto. Oggi, a distanza di tanti anni, mi rendo conto che rappresenti la prima forma di schiavitù che impariamo a conoscere. Noi siamo dipendenti da te e dai tuoi regali. Ti sniffiamo nell’aria mesi prima che arrivi. E se non arrivi (e si sa: in fondo la crisi c’è anche per te!) ci sentiamo persi e in totale astinenza. Perché tu devi arrivare. Ci hanno insegnato così. E non è giusto che al nostro compagno di banco hai portato oltre dieci pacchi e a me no. Neanche uno!
Caro Babbo Natale, col tempo ho imparato a fare a meno di te. E non insegnerò ai miei figli che tu ci sei sempre e che sei una tradizione. Loro non faranno affidamento su di te e sulla tua fantomatica essenza magica. Loro non aspetteranno la carta colorata da strappare. Loro viaggeranno e sapranno realmente cosa è importante e cosa no. E vuoi sapere perché tu non sarai contemplato nella mia famiglia? Caro Babbo Natale … tu sei proprio come Dio. Ecco perché. Io ti prego, ma tu mi ignori da quando sono bambina. Se tu esistessi davvero faresti in modo che tutti i bambini possano avere dei giocattoli il 25 Dicembre. Ci sarebbe la Pace e Valentina, probabilmente, non starebbe morendo di leucemia. Tu sei come Dio, inesistente.

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