La poste non curano la posta ma gli affari
Da G.F. da Bellona abbiamo ricevuto una lettera: “Cara Redazione, più passa il tempo e più mi sento una nullità. Sono molte le persone che approfittano per procurarsi affari ai danni di chi cerca, onestamente, di “sbarcare il lunario”. Tutto mi sarei aspettato nella vita ma quanto mi è capitato ha dell’incredibile. Giorni addietro ho ricevuto una telefonata da un’impiegata dell’ufficio postale di Bellona che mi invitava a recarmi, con una certa urgenza, presso la loro sede perché si era verificato un problema al mio conto corrente. Alla mia richiesta di conoscere di cosa si trattasse mi è stato risposto che non poteva dirmelo per telefono perché si trattava di una cosa molto seria. Preoccupato il giorno successivo non andai al lavoro dove, quel giorno era indispensabile la mia presenza. Ma io non avevo dormito la notte e non vedevo l’ora di venire a conoscenza della posizione del mio conto corrente postale. Mi recai all’ufficio postale di Bellona e fui ricevuto da una distinta signora che all’interno del box per i colloqui mi tranquillizzava sul mio conto ma l’urgenza era la proposta di vendita di prodotti finanziari. A dire il vero non fui molto gentile con la mia interlocutrice, perché era stato usato, nei miei confronti (non solo nei suoi ndr), un sistema di adescamento. Ma questo comportamento è consentito? Io non riesco a farmene una ragione e sono talmente “incazzato” che non so dove andrò a finire. Mi sono sentito come un essere insignificante. Io vorrei vivere la mia vita in tranquillità ma, constato che non è possibile. Mi chiedo: “ma il trattamento dei miei dati che ho consentito alla sottoscrizione del conto corrente postale non devono essere usati soltanto per notizie inerenti il suddetto conto? Perché l’hanno usato per un adescamento?” La storia, di certo, non finisce qui poiché avrà un seguito. Al momento sono in contatto con un giornalista RAI per cercare di poter raccontare attraverso il tubo catodico il mio caso.