Naomi Berrill: dall’Irlanda con violoncello “ma non solo”

Non solo violoncellista, proprio come si trova scritto nella home page del sito personale: Naomi Berrill, lei e il violoncello, eppure molto di più in fase di performance. Irlandese, classe ’81 e nativa di Galway, si è diplomata alla Royal Irish Academy of Music, per poi trasferirsi a Glasgow, dove debutta come solista a ventiquattro anni nell’organico della Scottish Academy. Dopo il diploma, e dopo tornanti formativi con maestri del calibro di Rostropovič – in sostanza il massimo – Naomi decide di stazionare in pianta quasi stabile in Italia, dove risiede, suona in tour, incide e realizza sia concerti solisti che collaborazioni da side-player. Entra in contatto con il Trio di Parma e con il prestigioso Prometeo Quartet; da lì in poi Firenze diventa la sua base d’azione, da cui propaga i frutti della propria vena originale di musicista d’arco; nei filmati in rete, la si può ammirare in esibizioni registrate tra vicoli e balconi fiorentini, come in scorci paradisiaci di campagna del circondario: dal “Claire de Lune” riarrangiato e ripreso in Vicolo Santa Maria Maggiore, a due passi dal Duomo, passando per “We’ll meet again”, famoso brano del 1939 interpretato tra le piante del terrazzo delle sue amiche, Ingrid e Lorenza, in via Sant’Egidio (siamo ancora in centro). In questo standard, la nostra dà prova del suo refrain professionale, di  essere “non solo violoncellista”: la performance condensa sulle quattro corde le competenze sonore del canone strumentale jazz (piano – contrabbasso – fiato), in cui lei parte da uno stuzzicante swing moderato che rende poco dopo molto più veloce e in pizzicato, accompagnandosi con il canto (ecco quel “non solo”), canto nitido e concentrato, ingannevolmente esile, ricco di talento. Troviamo poi il video di “From the morning” di Nick Drake, girato in un interno dell’Hotel Corona, a Bagni di Lucca; qui il crossover del folk identificato in uno strumento dal sussurro classicheggiante testimonia la formazione (e l’esperienza) variegata della musicista, cresciuta in un valzer di generi subentrati agli studi classici, dall’elettroacustica al jazz, al folk appunto, ai live electronics. Nei tour svoltisi lungo tutta la nostra penisola, Naomi Berrill ha sviluppato intrecci con il teatro, scrivendo, rivisitando ed interpretando musiche di scena per vari spettacoli, come “A saperlo prima nascevo altrove” di Silvia Frasson. La biondina irlandese senza dubbio solca il percorso di diverse altre musiciste d’arco e al contempo cantanti – la lista è lunga e in evoluzione, con i nomi più in vista di Esperanza Spalding, o magari di Kristin Korb (queste contrabbassiste) –, ma in più adotta una scelta sia estetica che adeguata ai tempi e ai budget promozionali, l’Home Made Music, musica e video prodotti in contesti privi dell’appeal cinematografico dei canonici videoclip. Niente teatri di posa per Naomi, niente scenografie e sceneggiature conturbanti, ma la placida naturalezza di un vicolo toscano, di un terrazzo fiorentino ricco di colori, di una stanza allestita da architetti e designer in via di affermazione, e al centro lei che alterna una rilettura di Purcell ad un pezzo di Drake con timbro innocente, con la facilità di un glissato su una delle sue corde.

 

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