“Le 99 stanze di Berconàch” di Michele Pagano ad Officina Teatro

Dolcemente devastante. Intenso, sensoriale, immaginario, palpabile. Il percorso allestito per noi chiamati ad osservare il tempo che scorre, a odorare i ricordi, a udire i pensieri, a schiudere mondi in cui è raccolta l’esistenza. Questa è la vita, semplicemente, che si manifesta nelle 99 stanze di Berconàch. È una carezza ai bambini che fummo, un abbraccio a ciò che diveniamo, una spinta verso il domani. Il filo dei ricordi ci guida nel labirinto del tempo, tra un passato a volte offuscato, un presente di nostalgie e un futuro solo immaginato. Costretti a muoverci in uno spazio teatrale accuratamente stravolto e profondamente affascinante, apriamo porte e spalanchiamo tende che nascondono memorie, incontriamo sguardi ipnotici, ritroviamo gesti che raccontano storie di altri ma anche di noi. Ci accomodiamo nella stanza del pane dove a un cumulo di lievito associamo la vita che cresce. Poi, durante il viaggio perdiamo scorci del passato ma, a volte, l’oblio è inconsapevolmente forzato perché manca il coraggio di guardare indietro. Così può capitare di restare inermi e fregarsene che intanto il tempo passa; oppure si sceglie di proseguire creando se stessi ogni giorno, custodendo con cura segreti e desideri non ancora materializzati. Quanti “Caro Babbo Natale”, quante letterine scritte per chiedere bambole, soldatini, trenini o la pace nel mondo; contenuti di speranze innocenti in cui ancora crediamo. “Cosa cerca? È felice?” chiede l’uomo non vedente, mentre ascolta la descrizione di un disegno; desidera conoscere immagini di felicità anche se questa è solo disegnata, desidera sapere che il mondo a cui egli non può accedere è radioso e pieno di colori. Attraversando il buio lo spettatore fa i conti con se stesso e realizza che i suoi ieri si presentano come un ammasso di polvere. All’improvviso, l’impatto con l’esterno: ci lasciamo alle spalle l’ultima stanza, smarriti ma pronti per le fasi successive e a definirne le melodie, pronti ad allestire l’intima dimensione di ciò che potremo essere.
Michele Pagano, direttore artistico di Officina Teatro e regista de “Le 99 stanze di Berconàch”, ci stupisce ancora portando in scena – per ben 17 repliche – uno spettacolo introspettivo straordinario, con le sonorità di Andrea Giuntini e Augusto Ferraiuolo, offrendo l’occasione di un confronto tra anime. Spalancando l’ultima tenda si ha la voglia di tornare indietro e rifare quel percorso devastante, così dolcemente.
Le 99 stanze di Berconàch
Ideazione, progettazione e regia Michele Pagano
Aiuto regia Maria Macri
Costumi Pina Raucci
Scene IBM
Passaggi sonori Andrea Giuntini e Augusto Ferraiuolo

 

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