Recensione al libro: ”Joseph e Lia”, di Roberto Sanna
Come mi capita spesso la notte scorsa, complice una persistente insonnia, ho letteralmente divorato il lungo racconto:”Joseph e Lia, la mia vita precedente a Mauthausen”, scritto da Roberto Sanna ed edito dall’Associazione: amicolibro. Si tratta dell’opera prima di un giovane autore sardo che si cimenta nella narrazione di un episodio realmente accadutogli durante una seduta psichica di regressione temporale. L’autore durante il periodo in cui è stato sottoposto ad ipnosi regressiva sperimenta l’atroce esperienza di una precedente vita passata nel campo di concentramento nazista di Mauthausen. Mentre viveva felice e contento nella capitale austriaca, Vienna, viene catturato ed internato poiché sua madre era una cittadina ebrea. Trasportato insieme ad altri cittadini di origine ebraica, giunge al campo di Mauthausen distrutto nel fisico e nel morale. La narrazione si snoda rivelando al lettore le atrocità commesse dagli aguzzini nazisti e subite dai reclusi con incredibile rassegnazione. E’ un racconto in cui l’autore mostra allo stesso tempo le due facce dell’essere umano quando arriva all’ultimo stadio della degradazione fisica e morale. Sia gli insensibili carcerieri che i deboli e rassegnati prigionieri danno il peggio di loro. I terribili vessatori nella dimostrazione della ferocia insensata a cui si arriva quando si perde ogni freno inibitore guidato dalla ragione e dall’etica morale propria di ogni essere umano, mentre alcune delle incolpevoli vittime, pur di salvare la loro vita, si abbassano quasi allo stesso livello dei loro feroci torturatori. Un libro, che pur non aggiungendo nulla di nuovo al tremendo capitolo della deportazione e dell’eliminazione fisica di supposti esseri umani inferiori da parte dei nazisti negli organizzati ed efficientissimi campi di sterminio nazisti, mostra con quale delicatezza e leggerezza si può scrivere di un argomento così toccante e tremendo della storia europea del secolo scorso. La storia è raccontata con ritmo veloce, incalzante e coinvolgente, senza indulgere troppo su episodi tanti crudi e violenti che avrebbero potuto essere narrati in modo da sferrare un tremendo pugno nello stomaco dei lettori più deboli di carattere e meno avvezzi alle scene così raccapriccianti avvenute durante l’internamento dei prigionieri nei campi di concentramento. L’autore è riuscito invece a mantenere un equilibrio straordinario nel raccontare la storia da lui rivissuta in un momento particolarissimo della sua esistenza. Coscientemente non svelo null’altro della trama del racconto, se non il fatto che si tratta della storia dei due protagonisti: Joseph e Lia. Joseph è l’autore stesso, e Lia è la ragazza anch’essa internata di cui il protagonista si innamora.
Mi sento di fare un elogio al giovane autore spronandolo a proseguire nella dura arte della scrittura narrativa. Consiglio il libro a tutti i lettori, giovani e meno giovani, che ancora una volta vorranno essere messi di fronte alle atrocità commesse dal regime dittatoriale nazista durante la seconda guerra mondiale, nella speranza che fatti del genere non abbiano più ad accadere né in Europa né in altre parti del mondo. Purtroppo, dobbiamo però constatare che anche oggi vengono perpetrate in alcune parti del mondo nefandezze simili!