Giornata del ricordo per le vittime delle foibe

Oggi si celebra la Giornata del ricordo, istituita da una legge del marzo 2004 per commemorare la tragedia delle foibe. Il 10 febbraio 1947, infatti, fu firmato il Trattato di Parigi tra i vincitori Alleati (USA, URSS, Regno Unito, Francia, Polonia, Jugoslavia, Cecoslovacchia e Grecia) e le sconfitte potenze dell’Asse (Germania, Italia, Romania, Bulgaria, Ungheria, Finlandia). Questo trattato prevedeva un diverso assetto territoriale europeo e una serie di risarcimento da parte delle nazioni sconfitte.
L’Istria, Fiume e Zara – che dal 1944 erano stati annessi alla Germania – passarono alla Jugoslavia. Ciò provocò l’esodo di migliaia di italiani che volevano sfuggire alle dure repressioni del comunista Tito. Naturalmente non tutti riuscirono a fuggire e molti giuliani, fiumani e dalmati finirono nelle cosiddette foibe (termine dialettale giuliano usato per indicare cavità carsiche, inghiottitoi o caverne) e lì perirono dopo essere stati duramente percossi, legati con fil di ferro e patito la fame. Tra i caduti figurano non solo personalità legate al Partito nazionale fascista, ma anche ufficiali, funzionari e dipendenti pubblici, insegnanti, impiegati bancari, sacerdoti, parte dell’alta dirigenza italiana contraria sia al comunismo che al fascismo, tra cui compaiono esponenti di organizzazioni partigiane o anti-fasciste, autonomisti fiumani, sloveni e croati anti-comunisti, collaboratori e nazionalisti radicali ma anche semplici cittadini. Solo pochi riuscirono a salvarsi risalendo dalle foibe dopo aver vissuto esperienze terribili. Fu una tragedia che portò alla morte di migliaia di persone, un episodio gravissimo che non deve essere dimenticato nonostante in Croazia siano ancor oggi diffuse opinioni riduzionistiche che ritengono i massacri una limitata reazione alle angherie fasciste.
Nel 2006 l’allora presidente Carlo Azeglio Ciampi durante le celebrazioni solenni che si tengono a Palazzo del Quirinale dichiarò: «L’Italia non può e non vuole dimenticare: non perché ci anima il risentimento, ma perché vogliamo che le tragedie del passato non si ripetano in futuro». Il discorso venne ripreso nel 2007 da Giorgio Napolitano, che attribuì l’origine delle foibe ad «…un moto di odio e furia sanguinaria e un disegno annessionistico slavo che prevalse innanzitutto nel trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica».
La disumana ferocia delle foibe fu una delle barbarie del secolo scorso che non dovrà ripetersi mai più ed è per questo che bisogna non solo ricordare ma insegnare alle nuove generazioni come evitare tali atrocità. La nuova Europa deve, infatti, escludere ogni sorta di nazionalismo aggressivo e oppressivo e fondarsi piuttosto sugli ideali di civiltà, di pace, di libertà, di tolleranza e di solidarietà.

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