Caso Stamina: l’Esodo verso Israele per avere le cure

Nemmeno un mese fa, moriva a Palermo il piccolo Manuele Costantino, un bambino di otto anni affetto da una rara malattia degenerativa in attesa di cure con il metodo Stamina. In quell'occasione, Pietro Crisafulli (presidente di “Sicilia Risvegli Onlus” e vice presidente del Movimento “Vite Sospese”) aveva mosso aspre critiche al sistema Italiano e aveva dichiarato che sarebbe partito a fine Gennaio con alcune famiglie per procedere alla cura attraverso le staminali nei territori Israeliani. Le dichiarazioni di Crisafulli sono state nette:  ” (…) sappiamo della contrarietà del presidente di “Stamina Foundation”, ma si tratta per lo più di famiglie che in Italia continuano a perdere i ricorsi in Tribunale, che sono stufe di aspettare e che non vogliono vedere un proprio familiare morire: nessuno può impedire loro di provare a fare qualcosa".Così, il 13 Febbraio,dodici malati di cui sette bambini, partiranno per Tel Aviv, dove gli attenderà Shimon Slavin, internista di trapianti del midollo osseo ed ex capo del centro di ricerca sulle cellule staminali dell’ospedale Hadassa di Gerusalemme. Il noto medico utilizza cellule staminali mesenchimali autologhe, proponendo un metodo simile a quello di Vannoni. Quest’ultimo si dice contrariato e critica indirettamente gli ingenti costi del trattamento Israeliano. Le cifre parlano infatti di oltre ventimila euro a infusione. Nonostante la spaccatura fra Vannoni e il suo storico sostenitore Crisafulli, questa sembra l’unica soluzione possibile. Crisafulli, cercando di spiegare lo stato d’animo di chi vuole accesso alle staminali, insiste :” (…)Non rinneghiamo Vannoni, ma la faccenda Stamina sta andando per le lunghe. Se Vannoni riuscirà davvero a portare la sua cura all’estero saremo felici di seguirlo, però bisogna muoversi, adesso. (…) Molti familiari dei malati stanno ipotecando la casa per avere i soldi utili a raggiungere Israele. Io non ne posso più di fare la conta dei morti, tutti disabili gravissimi che aspettavano la cura Stamina. Siamo stati costretti a mollare Vannoni perché in questo Paese ci è stata negata la possibilità di curarci.” In Italia è quasi impossibile ormai l’accesso a Stamina, se non dopo numerosi anni e lotte in Tribunale. Ma per le malattie degenerative, il tempo è essenziale e, come ripetono molte famiglie di malati in partenza, “non c’è più tempo da perdere”. Dopo l’ennesimo “no” del Ministero della Salute, ha deciso di partire anche il giovane ventiquattrenne affetto da atassia spino cerebrale di Modica (RG),Mauro Terrano,figlio di Anna Carta, la donna che per sensibilizzare lo Stato e l’Opinione pubblica tentò il suicidio. L’Esodo verso Israele è una conferma dei ripetuti errori che l’Italia sta commettendo. Aprire nuovamente il caso Stamina e predisporre una nuova sperimentazione, più organica, capillare e valutata da una Commissione Esterna, permetterebbe di certificare definitivamente l’utilità o meno del trattamento. L’incertezza creata dalle nostre Istituzioni, sta dando il via a una lunga scia di morti che avrebbero, forse, potuto salvarsi. La possibilità di andare in Israele, per ricevere cure analoghe a quelle proposte da Vannoni, ha un costo alto. Che solo pochi possono permettersi. Se è vero che Stamina funziona (o ha anche solo remote possibilità di essere utile), lo Stato Italiano ha l’obbligo di intervenire.

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