Spendi, spandi, effendi
Nel 2006 una giovane avvocatessa di Caserta spende quattromila euro nell’area di servizio La Macchia, ad Anagni, in preda ad una crisi depressiva, conosciuta come sindrome da shopping compulsivo; i dipendenti dell’Autogrill, insospettiti dal comportamento della donna, chiamano la polizia e si scopre che negli ultimi tre giorni la giovane non ha preso i suoi farmaci anti-depressivi.
Questa sindrome è un vero e proprio disagio psicologico caratterizzato da crisi d’acquisto, una forte spinta a comprare cose inutili o non indispensabili, il bisogno di soddisfare esigenze non reali. Lo shopping compulsivo è stato riconosciuto come un “disturbo ossessivo compulsivo”, nonostante il dibattito tra gli studiosi, i quali reputano questo disagio in modi differenti: c’è chi lo considera una forma di dipendenza, chi un fenomeno di compulsione e quindi di interesse medico, chi ancora crede che sia un fenomeno puramente sociale.
Fatto sta che il compulsive buying rappresenta un disturbo serio da cui scaturisce una spinta all’acquisto con conseguenze anche gravi, dato che l’aumento di stress fa aumentare anche la ripetitività dell’azione e che presenta le stesse caratteristiche di tutte le altre dipendenze, ossia crisi d’astinenza, inclinazione alla menzogna e comportamenti problematici. Si è pensato persino di creare una categorizzazione di chi soffre di shopping compulsivo, dividendo i collezionisti dagli onnivori, dai maniaci dell’affare e dai compratori virtuali.
Inoltre, ricerche recenti hanno dimostrato che spesso i possessori di carta di credito sono più inclini a cadere in tentazione, ancora di più se possiedono un elevato numero di carte.
Certo, vista in questa prospettiva medica, questa sindrome sembra una cosa molto lontana da noi, ma in Italia colpisce l’8% della popolazione, il 75% del quale sono donne tra i 25 e i 30 anni.
D’altro canto, bisogna pure ammettere che lo shopping ha spesso un effetto benefico e rilassante e invece che considerarlo un malessere può essere visto come una cura, ma solo se assunto con cautela.