Meno del previsto le pene al processo Vassallo ed altri
Una nuova, importante sentenza è stata emessa dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (CE), tradizionale punto di riferimento della cultura giuridica di Terra di Lavoro, in cui sono concentrati numerosi dibattimenti relativi alle vicende, spesso tormentate, del casertano: giovedì 6 marzo, infatti, la Prima Seziona Penale, Collegiale, presieduta dal dr. Guglielmo, si è pronunciata su una vicenda processuale iniziata il 5 ottobre 2011, con l'arresto di cinque persone, accusate di traffico di droga. In estrema sintesi, i cinque indagati, Vincenzo Vassallo, Angelo D'Urso, i fratelli Ciro e Salvatore Del Buono, la moglie di quest'ultimo, Rosa Verde, originari della Campania, erano accusati di aver organizzato e diretto un traffico di cocaina ad Osimo, nascosta in partite di mozzarella. La sentenza del 6 marzo ha condannato quattro dei cinque imputati a pene significativamente minori rispetto a quelle richieste dall'accusa, che, invocando l'articolo 74 del Codice di Procedura Penale, relativo all'associazione per delinquere finalizzata e diretta specificamente ad una determinata attività criminosa, aveva richiesto pene fino ai 21 anni di reclusione. I magistrati della Corte hanno, infatti, accolto l'eccezione sollevata dal collegio difensivo: in particolare dall'avvocato Vittorio Trupiano, che aveva, nel corso di un'arringa tecnicamente molto precisa e circostanziata, ritenuto non applicabile l'articolo 74, mancando le caratteristiche di associazione prolungata nel tempo e finalizzata ad un unico scopo. Il Tribunale ha, così, derubricato il reato, ritenendolo rientrante nella fattispecie prevista dall'articolo 73, e considerandolo riguardante solo lo spaccio di sostanza stupefacente. La Corte si è pronunciata su una vicenda processuale iniziata il 5 ottobre 2011, con l'arresto delle cinque persone, accusate di traffico di droga… Il Tribunale ha, così, appunto, derubricato il reato, ritenendolo rientrante nella fattispecie prevista dall'articolo 73, e considerandolo riguardante solo lo spaccio di sostanza stupefacente. Precisamente, così, il Tribunale ha provveduto, condannando il giovane Salvatore Del Buono (già detenuto in custodia cautelare), nato nel 1979 a Trentola Ducenta, a 9 anni, invece dei 21 richiesti; Vincenzo Vassallo (anch'egli già detenuto per custodia cautelare), nato nel 1960 a Trentola Ducenta, è stato, analogamente, condannato a 9 anni invece del 21 richiesti dalla pm; Angelo D'Urso, nato nel 1974 a Casandrino (NA), è stato condannato ad 8 anni, invece di 15; Rosa Verde (moglie di Salvatore del Buono), nata nel 1980, ed incensurata fino alla sentenza, ha subito una condanna a 4 anni e 10 mesi, invece dei 12 anni di reclusione previsti. Assolto con formula piena, poi, Ciro Del Buono , fratello di Salvatore. Il processo, indiziario, è stato importante anche in quanto frutto di indagine su una presunta diramazione del clan dei casalesi nelle Marche. Le accuse nei confronti delle cinque persone indagate provenivano da Raffaele Piccolo, esponente del clan dei casalesi, e poi pentito giudiziario, oltre che dalla moglie, da due sorelle e da un cognato. Piccolo, arrestato già nel 2009, era stato responsabile di diversi, gravi atti delittuosi: in particolare, di diversi omicidi, nell'ambito di una sanguinosa epurazione all'interno del clan camorristico Schiavone, decisa dal primogenito di Francesco Schiavone, detto "Sandokhan", ossia Nicola Schiavone… Tornando al processo di S. Maria Capua Vetere, non sono mancati i momenti di intensa e palpabile tensione psicologica, non solo per le accuse di natura giudiziaria, ma anche per altre, specificamente morali, rivolte a diversi indagati (incontri orgiastici…): "accuse", comunque, non di valenza giudiziaria, e, secondo gli indagati, infondate e frutto di una vendetta personale. Questo, dunque, l'esito del primo grado del processo nella città del Foro, in attesa del processo di appello, che si svolgerà, invece, a Napoli.