Giornata Nazionale della Legalità
Castel Volturno – Il 21 Marzo scorso c’è stata la ricorrenza della “Giornata della Memoria e dell’Impegno” per ricordare tutte le vittime innocenti delle mafie, semplici cittadini, magistrati, giornalisti, appartenenti alle forze dell’ordine, sacerdoti, imprenditori, sindacalisti, esponenti politici e amministratori locali morti per mano delle mafie solo perché, con rigore e coerenza, hanno compiuto il loro dovere.
A tal proposito l’Istituto Comprensivo Castel Volturno Centro per ricordare la Giornata della Memoria e dell’Impegno, sabato 22 ha celebrato l’evento con la bella manifestazione “Un giorno nuovo sarà. Quanto sopra per sottolineare l’urgenza di un impegno in quei territori di frontiera che rischiano di restare nell’ombra, ma anche per raccontare il territorio di Castel Voltuno, che sempre di più subisce l’ingerenza delle organizzazioni criminali. Tutti insieme, quindi, per sostenere le tante esperienze positive cresciuti negli anni, dalle scuole al territorio, nell’affermazione della legalità democratica. Altrettanti frutti di un impegno che ha bisogno della corresponsabilità di tutti per rafforzare le sue radici – dice il dirigente scolastico dell’istituto, dott.ssa Giovannina Rota – Ed è stata proprio la dott.ssa Giovannina Rota ad aprire la Tavola Rotonda, portando il suo saluto e quello dell’Istituto e precisando che l’attesa partecipazione di Don Luigi Merola, purtroppo, non ci sarebbe stata a causa di un imprevisto. Comunque ha dato la parola a tanti altri illustri ospiti che intercalandosi con alcune domande poste da alcuni bambini di quarta elementare, hanno dato vita ad un vivace ed interessantissimo dibattito.
Ad esempio Antimo un alunno della IV F ha chiesto al Parroco di Castel Volturno, Don Ernesto Branco: “quali sono gli aiuti che la chiesa può dare a quei giovani, figli di gente corrotta che scelgono di seguire un percorso di legalità andando contro la propria famiglia di origine?” Bisogna fare tutto il possibile, ha risposto Don Ernesto, ma prima di tutto la chiesa deve formare “le coscienze”, sono proprio i giovani la speranza di una vita libera e democratica ed è quindi su di essi che la Chiesa deve agire, evitando che la strada e la malavita possano radicare cattivi germogli.
E poi Maria Laura ha chiesto al Capitano Iacobone dell’Arma dei Carabinieri: “come ci aiutate a combattere l’illegalità?” Bisogna andare per gradi ha risposto, tra l’altro, il capitano Iacobone, ad esempio voi bambini dovete imparare a denunciare quelle azioni che potrebbero essere illegali già nella scuola tra i vostri compagni, oppure qualche cosa di strano nella famiglia, tra le persone che si conoscono, bisogna essere vigili ed iniziare sin da piccoli ad acquisire l’educazione della legalità. La Legge sarà vicino ai cittadini con ogni mezzo, sarà attiva sul territorio e farà di tutto per proteggere le persone.
Poi Giovanni ha posto al Capitano Marco Biondi della Guardia di Finanza, la seguente domanda: “Negli ultimi periodi sentiamo notizie preoccupanti sulla salute del nostro territorio, bollato come “la terra dei fuochi”. Cosa stanno facendo e cosa faranno le istituzioni in merito a tali problematiche?” Ebbene ha risposto il capitano Biondi, questo è un problema molto grave, le istituzioni stanno facendo il possibile per risanare i territori inquinati, ma tutti, nel nostro piccolo, possiamo dare una mano facendo per primi una corretta raccolta differenziata e denunciando quelle persone che non se ne preoccupano affatto e che creano ulteriori cumuli di rifiuti, dove già ce ne sono tanti. A noi spetta il compito di denunciare questi abusi ed essere vigili nel curare ed amare la nostra madre terra e tutto l’ambiente.
Ma un momento molto commovente si è avuto quando ha preso la parola il dott. Antonio Casale direttore Centro immigrati Campania “Fernandes” che ha voluto ricordare la Strage di Castelvolturno o la strage di San Gennaro, definizioni attribuite dai mass media italiani ad una strage di Camorra causata da un gruppo scissionista del Clan dei Casalesi facente riferimento a Giuseppe Setola, avvenuta la sera di giovedì 18 settembre 2008, che portò alla morte di Antonio Celiento (gestore di una sala giochi, sospettato di essere un informatore delle forze dell’ordine) e di sei immigrati africani, vittime innocenti della strage: Kwame Antwi Julius Francis, Affun Yeboa Eric, Christopher Adams del Ghana, El Hadji Ababa e Samuel Kwako del Togo; Jeemes Alex della Liberia; che si trovavano presso la sartoria Ob Ob Exotic Fashions a Varcaturo, in due operazioni distinte da parte dello stesso gruppo di fuoco. Dagli accertamenti effettuati dagli inquirenti, successivamente alla strage, è emerso che nessuno degli immigrati (tutti giovanissimi, il più “anziano” aveva poco più di trent’anni) era coinvolto in attività di tipo criminale e che nessuno di loro era legato alla camorra locale. Vittime innocenti, quindi, di un efferato agguato di camorra. Tuttavia, uno degli immigrati che si trovavano all’interno della sartoria, Joseph Ayimbora, un cittadino ghanese che abitava a Castelvolturno da otto anni, sopravvissuto, fingendosi morto, nonostante la mitragliata di colpi che lo aveva centrato alle gambe ed all’addome, riuscì ad avere il tempo di guardare in faccia chi gli aveva sparato ed altre due persone. In seguito la sua testimonianza è stata decisiva per riconoscere gli autori della strage. Purtroppo, Joseph Ayimbora è poi anch’egli deceduto a causa di un aneurisma cerebrale nel febbraio 2012.
In seguito sono poi intervenuti altri e qualificati ospiti tra cui , il Colonnello Lanna dell’Esercito Italiano, il dott. Ciro Scocca, ecc.
Dopo la Tavola Rotonda sono stati protagonisti gli alunni che si sono cimentati in canti, balli e recitazione con grande entusiasmo e bravura. La canzone di apertura è stata: Pensa di Fabrizio Moro. Di seguito le parole:
Ci sono stati uomini che hanno scritto pagine. Appunti di una vita dal valore inestimabile. Insostituibili perché hanno denunciato il più corrotto dei sistemi troppo spesso ignorato. Uomini o angeli mandati sulla terra per combattere una guerra di faide e di famiglie sparse come tante biglie su un isola di sangue che fra tante meraviglie fra limoni e fra conchiglie… massacra figli e figlie di una generazione costretta a non guardare a parlare a bassa voce a spegnere la luce a commentare in pace ogni pallottola nell’aria ogni cadavere in un fosso. Ci sono stati uomini che passo dopo passo hanno lasciato un segno con coraggio e con impegno con dedizione contro un’istituzione organizzata cosa nostra… cosa vostra… cos’è vostro? è nostra… la libertà di dire che gli occhi sono fatti per guardare La bocca per parlare le orecchie ascoltano… Non solo musica non solo musica. La testa si gira e aggiusta la mira ragiona. A volte condanna a volte perdona. Semplicemente Pensa prima di sparare Pensa prima di dire e di giudicare prova a pensare. Pensa che puoi decidere tu. Resta un attimo soltanto un attimo di più. Con la testa fra le mani. Ci sono stati uomini che sono morti giovani. Ma consapevoli che le loro idee. Sarebbero rimaste nei secoli come parole iperbole Intatte e reali come piccoli miracoli Idee di uguaglianza idee di educazione. Contro ogni uomo che eserciti oppressione. Contro ogni suo simile contro chi è più debole. Contro chi sotterra la coscienza nel cemento. Pensa prima di sparare Pensa prima di dire e di giudicare prova a pensare. Pensa che puoi decidere tu. Resta un attimo soltanto un attimo di più. Con la testa fra le mani. Ci sono stati uomini che hanno continuato Nonostante intorno fosse tutto bruciato. Perché in fondo questa vita non ha significato. Se hai paura di una bomba o di un fucile puntato. Gli uomini passano e passa una canzone. Ma nessuno potrà fermare mai la convinzione Che la giustizia no… non è solo un’illusione Pensa prima di sparare Pensa prima dì dire e di giudicare prova a pensare Pensa che puoi decidere tu Resta un attimo soltanto un attimo di più Con la testa fra le mani Pensa.
Poi un bambino vestito da sacerdote per ricordare Don Peppe Diana ha recitato: assistiamo impotenti al dolore di tante famiglie che vedono i loro figli finire miseramente vittime o mandanti delle organizzazioni camorristiche, le quali impongono con violenza, armi in pugno, regole inaccettabili come le estorsioni, le tangenti, i traffici illeciti per l’acquisto e lo spaccio delle sostanze stupefacenti, scontri tra diverse fazioni. Tutto ciò costituisce un esempio negativo per l’intera fascia di adolescenti ed un vero e proprio laboratorio di violenza e del crimine organizzato. Quindi, PER AMORE DEL MIO POPOLO NON TACERO’, in tutte quelle occasioni in cui si richiede una testimonianza coraggiosa, affinché gli strumenti della denuncia si concretizzino nella capacità di produrre una nuova coscienza nel segno della giustizia, della solidarietà e dei valori morali e civili.
Secondo bambino: “Per amore del mio popolo” gridò e per amore del suo popolo si sacrificò.
Terzo bambino: Stiamo parlando di Don Peppino Diana Parroco della Chiesa di San Nicola in Casal di Principe, ucciso dalla camorra il 19 Marzo 1994, mentre si accingeva a celebrare la S. Messa nel giorno del suo onomastico.
Quarto bambino: Il suo grande torto era stato quello di aver sentito la necessità di opporsi al male in tutte le sue forme e la camorra era un male assoluto di fronte al quale non si poteva restare fermi, bisognava muoversi, uscire allo scoperto e denunciarlo senza paura. Tanto coraggio decretò la sua condanna a morte.
Quinto bambino: Don Peppino Diana non è stato il solo a lottare contro l’illegalità e la criminalità, anche a costo della propria vita. Trai tanti ricordiamo grandi personalità come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Sesto bambino: a tutti loro va il nostro ringraziamento per essersi sacrificati nel nome della legalità.
Conclusioni: Vivere nella legalità significa credere che il dialogo sia più importante che lo scontro; che un sorriso sia più potente di un’arma; che un perdono valga più di una vendetta e che l’amore sia la sola forza di persuasione. Se tu credi fermamente che la pace sia possibile, ALLORA LA PACE VERRA’.