Rockarchive: l’archivio in onore del rock
L’avventura di Rockarchive Image Space Gallery nacque nel 1998, quando la fotografa Jill Furmanovski decise di selezionare dal proprio archivio immagini un gruppo di trenta scatti in bianco e nero, dedicati a grandi nomi della storia del rock. Il risultato è stato la Galleria londinese di Rockarchive, nei pressi di Liverpool Street. Il catalogo include ad oggi circa settecentocinquanta ritratti fotografici e portano la firma sia della madrina del progetto, sia di vari suoi collaboratori, tutti fotografi professionisti che hanno speso anni di lavoro nel rimpinguare l’archivio di partenza. Per chi non volesse andare di persona a Londra per visitare l’esposizione, il sito di Rockarchive propone una galleria multimediale della selezione: le pagine web incolonnano ritratti di Jimi Hendrix, Rolling Stones, Pink Floyd, Johnny Cash, Bob Dylan, e ancora dei Clash, di Bruce Springsteen, dei Blur, di James Brown, David Bowie, Pj Harvey, Eric Clapton, Elvis Costello, in una serie troppo polposa da snocciolare per intero, fino alle formazioni recenti dei Mumford & Sons o degli Oasis, o ancora gli splendidi profili di Amy Winehouse, prima che tutto finisse. Ogni fotografia include una scheda dettagliata sull’anno di lavorazione e sul soggetto ritratto, come Elvis Presley che si concede una pennichella sul treno che lo conduce a Memphis, datata 4 luglio 1956, opera di Alfred Wertheimer. Lo scorso febbraio la galleria ha annunciato una nuova collaborazione con la Olympus, in virtù della quale aprirà presso le sale londinesi un “open space” con scatti a marchio Olympus. I lavori del team di Jill Furmanovski sono anche in vendita; il prezzo relativo a ciascuno scatto sono rintracciabili nelle singole schede descrittive e spesso lievitano di parecchio rispetto alla stima di base. È la ricompensa e l’esaltazione per un progetto che vuole percorrere le già gloriose e mitizzate traiettorie del Rock & Roll, capire e far capire come sia cambiato quel rock e come abbia influenzato i modi di vivere, ma senza mai porre in secondo piano il concetto che fotografare è vedere il mondo con occhio personalizzato, irripetibile, da dietro quell’obiettivo, mentre si sceglie l’istante supremo in cui cristallizzare la storia.