Sinfonia Leningrado: l’intensità di un’orchestra contro i boati della guerra
Sarah Quigley, scrittrice neozelandese, narratrice dall’ottimo talento, è uscita nell’estate di due anni fa in libreria con uno stupendo romanzo, impastato con le atrocità della guerra e con la potenza della musica. Sinfonia Leningrado (titolo originale The conductor) è ambientato a Leningrado, nei mesi segnati dall’avanzata tedesca del 1941 in Russia. L’élite culturale è chiamata a permanere in città per alleviare l’umore della cittadinanza non ancora evacuata verso le periferie, oltre le barricate e i fossati . Tra di loro, il genio russo, Dmitrij Šostakovič, che da eccezionale compositore e musicista si impone di restare a Leningrado: il prezzo è lavorare dodici ore al giorno con mani ricoperte di vesciche, la ricompensa è rinserrarsi di sera in camera, lasciando moglie e figli al di fuori, per soffocare le ansie della guerra con l’impeto creativo. Accanto a lui, spicca Karl Eliasberg, direttore dell’Orchestra Radiofonica, animo nobile e sensibile, solcato da vari complessi di inadeguatezza: le vicende belliche lo condurranno a dirigere, in un contesto funestato dalle rappresaglie aeree e dall’incedere del Reich, la sinfonia che Šostakovič ha composto nei mesi precedenti; lo farà in uno stato deplorevole, a causa della denutrizione, assieme ai propri orchestrali provati dal gelo e dalla spossatezza. Attraverso la corolla di tutti gli altri protagonisti, musicisti, giornalisti e uomini di cultura che spremono il frutto della propria etica dinanzi alle minacce della dissoluzione, Sarah Quigley traccia lo sconcerto della guerra intrecciandolo con la forza sovrumana dell’arte musicale, capace di elevare l’umanità oltre gli stenti della guerra, consacrandone il senso concreto, avversario dell’inappagata violenza planetaria.