La Ciociara

Nel 1957 Alberto Moravia (Roma, 1907-1990) pubblica “La ciociara”, definito dall’autore stesso “il mio omaggio di romanziere alla Resistenza come fatto collettivo”.  Il romanzo è ambientato negli anni conclusivi della seconda guerra mondiale; le protagoniste sono Cesira, una bottegaia dedita al proprio lavoro e sua figlia Rosetta, una ragazza profondamente religiosa. Partono da Roma nel settembre 1943 dirette a Vallecorsa, in Ciociaria, paese natale di Cesira, ma il treno si ferma a Fondi e le due donne sono costrette a rifugiarsi presso una famiglia del luogo, che dopo un po’ si scoprirà essere poco onesta. Cesira decide così di rimettersi in viaggio perché non crede di riuscire a proteggere la figlia restando lì. Raggiungono il paese di Sant’Eufemia dove restano per quasi un anno; qui conoscono varie persone ma in particolare stringono un forte legame con Michele, un intellettuale comunista che odia profondamente i fascisti ed i nazisti e che è molto deluso dagli atteggiamenti delle persone che lo circondano, per nulla interessati alle sorti del Paese o ai meccanismi della guerra, ma semplicemente desiderosi che il conflitto finisca presto, indifferentemente da chi siano i vincitori e chi i vinti. Quando gli alleati sbarcano ad Anzio, alcuni tedeschi arrivano a Sant’Eufemia e prendono Michele perché faccia loro da guida; da qui non si hanno più notizie del ragazzo e solo verso la fine del romanzo si saprà che è stato ammazzato. Cesira e Rosetta ritornano a Fondi e, da qui, con l’aiuto di alcuni soldati alleati, raggiungono Vallecorsa, dove però non trovano altro che un paese deserto e, rifugiatesi all’interno di una chiesa, vengono aggredite da un gruppo di soldati che violentano Rosetta (“…di questi soldati seppi in seguito l’origine; erano del Marocco, marocchini, e il Marocco, a quanto sembra, è un paese lontano assai, che sta in Africa e, se non ci fosse stata la guerra, questi marocchini, mai e poi mai sarebbero venuti in Italia”). Dopo questa terribile esperienza Rosetta si trasforma radicalmente, iniziando ad avere rapporti sessuali con vari uomini, diventando dipendente da ciò che le è stato imposto con violenza. (“…quella cosa che non aveva mai assaggiato e per lei era nuova e ormai non ne poteva più fare a meno, come un bevitore che non può fare a meno del vino o un fumatore delle sigarette. Sì, lei adesso ci aveva preso gusto a quello che i marocchini le avevano imposto con la forza”). Cesira comprende il dolore della figlia ma non riesce a capacitarsi del cambiamento che la sua dolce e pure figliola ha subito ed infatti ammette “…avrei voluto dirle tutte queste cose  e magari prenderla tra le braccia e baciarla e accarezzarla e piangere con lei. Ma al tempo stesso, sentivo che ormai non ero più capace di parlare e di essere sincera con lei perché lei era cambiata, e cambiando, aveva cambiato anche me e così tra di noi tutto era cambiato”. Il romanzo si chiude con il ritorno a Roma delle due donne e con un pianto liberatorio che contiene al suo interno la speranza di un futuro migliore!
“La ciociara” può essere considerato una sorta di romanzo autobiografico perché infatti Moravia stesso e la moglie Elsa Morante furono costretti a sfuggire alle liste di proscrizione naziste e si rifugiarono in Ciociaria. Moravia ha affermato: “Con La ciociara si chiude idealmente la mia fase di apertura e di fede senza incrinatura nei confronti del Comunismo. Si consumava dentro di me l'identificazione tra comunista e intellettuale. In altri termini il personaggio di Michele de “Gli indifferenti” si conclude là, ne "La ciociara". Non a caso, il protagonista maschile del romanzo l'ho chiamato appunto Michele”.
Uno dei romanzi più toccanti tra quelli riguardanti il secondo conflitto mondiale perché racconta oltre all’orrore della guerra, anche l’orrore della violenza, entrambi causa di profondo cambiamento!

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