Corte Europea conferma la Sentenza: I Carceri Italiani violano i Diritti dei Detenuti

L’8 Gennaio 2013 l’Italia era stata condannata per la seconda volta dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per trattamento inumano all’interno delle strutture carcerarie. Il problema primario, che era stato riscontrato anche con la Sentenza del Luglio 2009, era il “sovraffollamento” dei penitenziari. In pratica, l’Italia era stata denunciata per aver tenuto alcuni detenuti del carcere di Busto Arsizio in celle troppo piccole. I Giudici avevano constatato però che l’illecito non riguardava solo i sette ricorrenti, ma era da riferirsi a una problematica generale ed estesa a tutto il territorio italiano. La sentenza si era quindi conclusa con l’obbligo per l’Italia di risolvere la questione degli “spazi” e, sempre entro un anno, di dotarsi di un sistema dinamico che potesse dare modo ai detenuti di denunciare ai tribunali ordinari le proprie condizioni di vita con conseguente risarcimento per la violazione dei loro diritti. Proprio in questi giorni, la Corte ha rigettato il ricorso dell’Italia e ha confermato la sentenza di Gennaio 2013 rendendola a tutti gli effetti definitiva. La situazione nei penitenziari è realmente disastrosa. Non solo per i detenuti, ma anche per la Polizia Penitenziaria costretta a dover vigilare su un numero sproporzionato di carcerati. Proprio ieri mattina oltre trenta agenti si sono incatenati per protesta davanti al Penitenziario di Poggioreale, un carcere simbolo che è anche il più sovraffollato d’Europa. I detenuti sono quasi tremila e seicento sono i poliziotti. Significative le parole del Segretario Generale del Sindacato che invita lo stato a trovare “misure alternative” e al contempo a rivisitare il “ sistema penitenziario con riforme strutturali, senza pannicelli caldi come l'indulto e l'amnistia ma un sistema sanzionatorio diverso”. Il vero problema dell’Italia non è però solo la mancanza di spazio o di infrastrutture. Il nostro paese dovrebbe riformare il sistema delle pene e distinguere il loro “scopo” a seconda del reato. I reati minori o meno gravi non dovrebbero essere associati e affiancati ai reati maggiori. In Italia però vige il sistema della Pena “rieducativa” e non solo meramente “punitiva”. Chi compie un omicidio e chi stupra un bambino ha gli stessi Diritti di chi, ad esempio, commette un reato in ambito finanziario o ai danni del patrimonio. E se è vero che secondo la nostra Costituzione, le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di Umanità, è anche vero che siamo uno fra i pochi paesi a non rispettare quasi mai del tutto la decorrenza delle condanne. Questo genera incertezza del diritto e mette da parte lo scopo preventivo e inibitorio delle pene, che appaiono poco severe e quindi indirettamente meno temibili. Aumentare le infrastrutture per diminuire l’affollamento è sicuramente il primo passo. Che non può però non essere seguito da un’organica riforma del sistema penale e penitenziario.

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