Lemuria

Maggio era il mese in cui, nell’antica Roma, si celebravano le Lemuria, delle cerimonie per esorcizzare gli spiriti dei morti che si fanno risalire al regno di Romolo, il quale le istituì per allontanare lo spirito del fratello Remo da lui stesso ucciso. Il termine Lemuria, dunque, stava ad indicare i “fantasmi”.
La strana coincidenza è che esiste una leggenda molto più antica, risalente all’epoca preistorica, su una civiltà che avrebbe abitato un continente sommerso, il cui nome è Lumuria.
Tra il 1850 e il 1860, il geologo M. P. L. Sclater scoprì un enorme territorio sommerso, che si estendeva dal Madagascar a Ceylon e Sumatra e del quale studiò le caratteristiche geofisiche, una di queste era la presenza dei lemuri, da cui il nome del continente. Allora cosa c’entrano i fantasmi?
La teosofia, una dottrina esoterico- filosofica, ha ipotizzato sette razze radicali verso cui si muove ciclicamente l’umanità; una di queste razze, è riconosciuta nel popolo di Lumuria, ed è descritta in ogni particolare, a partire dall’evoluzione della specie stessa.
Innanzitutto, secondo questa mistica dottrina, la nascita del’uomo non è avvenuta per evoluzione, ma grazie alla creazione di un agglomerato di materie che poco alla volta andò a formare il corpo, e ciò è accaduto proprio in questo continente perduto; la prima razza madre ci riporta al discorso dei fantasmi, in quanto gli uomini di quest’era risultavano come dei giganteschi organismi di materia astrale; anche la seconda razza  prevedeva uomini eterei e non percepibili dalla vista, fino alla terza razza madre, che invece aveva corpi solidi composti da gas, liquidi e materia; le ossa erano molli e gli individui non si reggevano in piedi, ma con l’evoluzione si è arrivati alla definitiva razza lemuriana, che possedeva una struttura eretta e molto particolare: i lemuriani avevano due occhi piccoli e distanti sotto la fronte che era un rotolo carnoso e un terzo occhio (occhio astrale) dietro alla testa, che gli serviva anche per camminare all’indietro, capacità acquisita grazie a una sporgenza del tallone; nel pieno della propria evoluzione, un lemuriano era alto da tre metri e mezzo a quattro metri e mezzo, aveva mani e piedi enormi e capelli corti intorno alla testa; era un civiltà che viveva soprattutto di caccia, infatti gli uomini sono rappresentati vestiti di pelli, con nella mano destra un bastone e nella sinistra una corda che teneva un rettile, il quale doveva servire d’aiuto nella caccia e nella difesa dai dinosauri, contro cui usavano armi grezze fatti con pali appuntiti. Verso la settima sotto-razza si era giunti a una civiltà superiore, dalle capanne di paglia erano passati a vivere in quelle di pietra, fino a costruire vere e proprie città, la più importante delle quali era vicino a quella che oggi conosciamo come Isola di Pasqua, i cui famosi “moai”, stando a questa teoria, rappresenterebbero proprio gli abitanti di Lumuria. Ovviamente, come nei più famosi miti di Mu e Atlantide, la fine di questa civiltà è dovuta a una serie di cataclismi naturali di origine vulcanica, che hanno portato il continente a sprofondare.
Non sono sprofondate, però, le poche prove che attestano la possibile esistenza di queste forme di vita. Ci sarebbero delle carte e mappe conservate da comunità di adepti tibetani, in cui si legge di questo grande territorio e persino testimonianze archeologiche, risalenti a 40000 anni fa, di scheletri umani altri circa cinque metri.
Mito o leggenda o mezza verità, a questo posto sono stati dedicate numerose citazioni nei media: nelle storie fantasy, nei romanzi, nella serie animata per la tv “Mighty Max”, nei videogiochi come “Golden sun: l’era perduta” e persino nei fumetti dell’universo Marvel.
Che esista o meno, Lumuria è una storia da raccontare.

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