La Spagna fa Cile-cca

Era il 2008 quando le Furie Rosse imposero un nuovo sistema di gioco: il Tiki Taka. Da quell’anno in poi la Spagna e le sue squadre di club hanno fatto incetta di trofei. Un Mondiale, due Europei, tre Champions League e altrettante Europa League. Si aveva l’impressione che il calcio mondiale fosse ormai annichilito da questa fitta ragnatela di passaggi ad opera di talentuosi orchestratori come Iniesta e Xavi, ma Gianbattista Vico insegna che ogni ciclo, che fa storia, ha un inizio ed una fine. E ieri, al Maracanà, i “guerrieri” cileni hanno inferto l’ultimo colpo mortale alla compagine spagnola, già brutalmente ferita durante lo “scontro” con Robben&Co.
Gli spagnoli, come nel loro debutto, cominciano bene. Sembrano voler e poter dimenticare la figuraccia rimediata contro l’Olanda, ma ancora una volta la difesa concede spazio a Vargas che trafigge Casillas con una bella finta. La Spagna però non ci sta e continua ad attaccare, aspettando il varco giusto ma, proprio mentre gli uomini di Del Bosque vanno a caccia del pareggio, Aranguiz manda in frantumi i sogni degli spagnoli, facendosi trovare pronto su una respinta del portiere iberico. Durante il secondo tempo sembra scendere in campo un’altra formazione. Viene curata meglio la fase difensiva e il tiki taka comincia a sortire i primi effetti, infatti, la Spagna chiude il Cile nella propria metà campo che si difende bene e reagisce ogni tanto con i guizzi di Sanchez e Vidal. Le Furie Rosse, però, non riescono a capitalizzare le occasioni da gol e i secondi man mano divorano le loro possibilità di poter agguantare il pareggio. Del Bosque mescola le carte giocandosi tutti i cambi a disposizione ma, come nella proprietà commutativa delle addizioni, cambiando l’ordine degli attaccanti la somma non cambia, il 90° si avvicina e dalla panchina non traspirano belle sensazioni. Anzi. I giocatori sono silenti e l’allenatore guarda la partita con uno sguardo impietrito. Dopo i sei minuti di recupero l’arbitro decreta la fine del match e gli spagnoli sono costretti anzitempo ad abbandonare il Brasile.
Già prima dei mondiali si discuteva di una possibile fine dell’era tiki taka. Lo stesso ct spagnolo aveva dichiarato che “le due competizioni europee di quest’anno sono state vinte da due club spagnoli” e che “non vi sono motivi per cui bisogna temere un calo della nazionale”. Qualche esperto ricordava, però, che sulla panchina del Real siede l’italiano Ancelotti (tutt’altro che tiki taka) e su quella del Siviglia il turco Emery. Ma non solo. Il Barça che ha ideato e sviluppato questo sistema di gioco quest’anno è rimasto a mani vuote. Che sia veramente la fine di un ciclo calcistico?

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