La Germania fa aumentare lo spread (calcistico)

“Deutschland uber alles, Deutschland uber alles”, così i circa 2.000 tifosi tedeschi ammutoliscono gli oltre 50.000 sostenitori verdeoro. In una partita incredibile e storica in tutti sensi (Klose diventa miglior marcatore di sempre dei mondiali e, per la prima volta, una semifinale del campionato termina con un punteggio tennistico), la nazionale guidata da Loew sbaraglia in maniera epica i padroni di casa. Se pur sentite, a poco valgono le lacrime di David Luiz e le parole di Scolari. Il verdetto è chiaro. Questo Brasile ha steccato e di brutto. Ma a far notizia non deve essere chi ha subito i 7 gol, bensì chi li ha fatti. La Germania si sta candidando, prepotentemente, a regina del mondo. Per entrare nei meccanismi psicologici e tecnico-tattici dei “panzer” tedeschi bisogna andare indietro nel tempo.
Era il lontano 1996 quando Klinsmann & Co. si laurearono campioni d’Europa, ma da quel giorno in poi la Germania subì un declino inarrestabile. Gli stessi club nazionali riuscirono ad imporsi con difficoltà nelle manifestazioni europee, vincendo, prima del 2013, solo due Champions League e altrettante Coppa Uefa. Dopo la sconfitta ai mondiali in Corea del Sud (2002), proprio ad opera del Brasile, la federazione calcistica tedesca decise di rimescolare le carte. Furono “rottamate” le vecchie glorie e venne dato spazio ai giovani. Nonostante il pessimo europeo del 2004 (usciti al primo turno con 0 punti), il calcio tedesco si stava trasformando perchè i club stavano puntando sul vivaio. Fu esonerato Voller e la panchina della nazionale venne affidata proprio a Klinsmann. L’ex attaccante dell’Inter, pur avendo messo su una formazione di un certo spessore, non riesce a vincere il mondiale giocato in casa, si dimette e viene sostituito dal suo vice, Joachim Loew. L’attuale ct della Germania riesce, nel 2008, ad arrivare secondo agli europei austriaci, nel 2010, a classificarsi terzo ai mondiali sudafricani e, nel 2012, a raggiungere nuovamente la semifinale degli europei (fermata, come sempre, dall’Italia). Nel frattempo Bayern Monaco, Borussia Dortmund ed altri club allestiscono squadre estremamente competitive, facendo leva anche su quei vivai fortemente voluti dalla federazione. Ed oggi i tedeschi sono qui. O meglio, il 13 luglio saranno in finale pronti a replicare la finale del’90 da loro vinta.
Chi ha seguito le partite della Germania avrà potuto notare lo spirito di sacrificio con cui i giocatori tedeschi interpretano le gare. La storia di questa nazione è stata molto travagliata, ci ha raccontato di come questo popolo sia riuscito a raggiungere la vetta del mondo e a cadere nel baratro nel giro di pochi anni (dal calcio alla politica). La loro ultima sofferenza è terminata con la caduta del muro di Berlino e, anche in questo caso, nel giro di qualche decennio sono diventati il faro (soprattutto politico-economico) del vecchio continente. Insomma, per loro essere tedeschi è un vanto e il tricolore va difeso sempre e comunque. L’uno a sette contro il Brasile ha poco a che fare con la politica, è vero. Però, che piaccia o meno, la Merkel domenica sarà allo stadio per dire “io rappresento l’Europa”.

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