”L’abbraccio perfetto” di Kempes Astolfi – Recensione

Comincio col dire che avevo deciso, fin dal momento in cui comprai il libro al Salone internazionale del libro di Torino, che avrei scritto la recensione del libro:”L’Abbraccio perfetto” di Kempes  Astolfi, edito dalla casa editrice Prospettivaeditrice. Però, se devo essere sincero fino in fondo, la molla che mi ha dato la spinta finale è stata la frase:”Sono in un ventre di vacca”, pronunciata dal protagonista verso la fine del romanzo. Il motivo di questo impellente impulso che ho avuto nel leggere questa frase è presto detto: era la frase preferita da mio suocero quando voleva intendere che una persona era veramente al sicuro, più tranquillo di così  non poteva stare! Per ciò che riguarda la storia narrata nel romanzo eccone un breve sunto. Il protagonista è un giovane segnato da problemi che attengono alla relazione tra i suoi genitori e di conseguenza anche suoi. La storia inizia negli Stati Uniti, in quanto il personaggio principale è statunitense. Nel prosieguo della vicenda raccontata egli viene assunto da una grande azienda multinazionale. Inizia così il suo girovagare, per motivi di lavoro, in moltissime città sparse in tutti i continenti.  In un momento particolare della sua vita si ritrova a ricordare l’episodio che ha segnato la sua breve ma intensa vicenda sentimentale, in quanto scopre che la sua ragazza appare nuda in un sito internet, dando  l’impressione di  volersi prostituire. Quindi, un’epifania improvvisa gli fa scattare l’idea, apparentemente assurda, di ergersi a paladino degli  errori commessi dagli uomini nei confronti delle donne. La sua missione è quella di regalare alle donne da lui prescelte nelle  sue peregrinazioni per il mondo l’illusione o la speranza, a secondo dei punti di vista, che per ognuna di loro c’è la possibilità di incontrare l’uomo ideale, l’uomo che ogni donna sogna di incontrare, di innamorarsi e di esserne ricambiata incondizionatamente. Non svelerò altro della trama, né il nome della coprotagonista femminile, né il motivo profondo delle azioni che governano l’agire del giovane cavaliere errante in lotta perenne contro il luogo comune, però, ben saldo e motivato, che gli uomini hanno in testa solo ed unicamente la rappresentazione dell’apparato genitale femminile. Insomma, parafrasando l’opera maggiore di un grande filosofo del secolo scorso, Herbert Marcuse:  “L’uomo a una sola dimensione! Avverto il lettore che l’opera citata non ha nulla  a che fare con il tema da me riassunto, l’unica assonanza sta nel titolo!  Non mi resta a che affermare che ho condiviso, in molte parti del romanzo, il punto di vista dell’autore espresso attraverso i vari personaggi da lui rappresentati in modo quasi magistrale. E’ un libro adatto a tutti, però, secondo il mio parere, è indicato in modo particolare per tutte le persone inguaribilmente romantiche.  Al termine di questa mia brevissima disamina esprimo il mio più vivo e sincero encomio al giovane autore per la sua prima opera narrativa.

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