Se non gioco, ho vinto

San Felice a Cancello – Si è tenuto nel pomeriggio di domenica 12 ottobre il convegno "Se non gioco, ho vinto – Affrontiamo le dipendenze con coraggio e determinazione", organizzato dall'Associazione Circolo Socio-Culturale "Piedarienzo" in piazza Sant'Agnese di San Felice a Cancello.
Un evento fortemente voluto dall'associazione presieduta da Clemente Basilicata, viste le tante persone che sempre più cadono in questa dipendenza. Con lui, al tavolo dei relatori Pasquale De Lucia, sindaco di San Felice a Cancello, e Roberto Malinconico, responsabile Unità Operativa Semplice a valenza Dipartimentale – Dipendenze Comportamentali dell'Asl Caserta.
Ad aprire, il primo cittadino De Lucia. «Ringrazio l'associazione organizzatrice – ha esordito -, di cui mi onoro di essere socio onorario e fondatore, cui devo dare atto di operare nel sociale, come tutte dovrebbero fare. La loro è un'azione in linea con quella dell'amministrazione comunale. E ringrazio anche Malinconico, cui mi lega il rispetto umano e quello dei ruoli: lui è un orgoglio per la comunità di San Felice a Cancello, con i suoi collaboratori e la sua associazione "Melagrana", sempre disponibile con professionalità. Il tema è delicato e coniuga una serie di fattori. Capisco la debolezza della società che dovrebbe far rialzare i propri figli e qui porto una testimonianza personale: io non so cosa sia il gioco d'azzardo ma all'indomani dell'estromissione dal consiglio regionale, in un particolare momento, per bivaccare, anch'io ho giocato qualche euro su qualche video terminale. Anche se poi mi sono stato accusato pubblicamente di essere un giocatore d'azzardo oppure un drogato. Io credo di dover dimostrare niente a nessuno, specie a gente "dipendente" da comportamenti vili ed invidiosi. La società deve essere vicina ai fenomeni delle dipendenze ed alle cause scatenanti, deve percepire quando scatta un simile meccanismo in una persona, anche con la prevenzione».
E' seguito poi l'intervento di Malinconico. «Ringrazio anch'io l'associazione organizzatrice – ha detto – per un momento di riflessione su un tema particolarmente difficile perché quando parliamo di dipendenze sembra qualcosa di lontano da noi. Ed invece parlarne significa cominciare a porsi il problema. Perché non si nasce dipendenti ma è un percorso, che attrae chi si trova in momenti particolari, in cui le dipendenze sembrano medicina. La nostra società spesso è attenta ad altro e non a questi aspetti; è un problema di consapevolezza: più ne sappiamo, più ne conosciamo i rischi ed educhiamo i nostri figli. E' un dramma sociale, cui da circa un anno lavoriamo ed abbiamo 100 pazienti in trattamento all'Asl. Si rischia di cominciare con pochi euro, in un territorio che offre più punti gioco che luoghi di aggregazione. E' un'esposizione massiccia, in cui gli elementi più fragili cadono: è la povera gente a chiudere, non le sale da gioco. Il gioco d'azzardo ha le stesse specificità delle sostanze d'abuso, i giocatori hanno la stessa curva comportamentale dei consumatori di cocaina. Non se ne esce da soli, perché la dipendenza è un problema di solitudine ed il giocatore d'azzardo è ancora più solo perché perche il contratto con la realtà. Noi cerchiamo di fare prevenzione sul territorio, perché il gioco va affrontato come le altre dipendenze e con l'attenzione che si dedica ad esse: perché in momenti così difficili, la chimera di una possibilità di vincita alimenta la pressione delle persone a tentare».
Spazio poi a due testimonianze di persone che stanno lottando per uscire dal tunnel. «Dopo un anno  – ha detto il primo – con il dottor Malinconico ho fatto grandi progressi, dopo aver creato tanti problemi. A chi inizia voglio lanciare un avvertimento: con il gioco si perde tutto». «Gli effetti del gioco – ha detto il secondo – sono pazzeschi. Mi promettevo: domani non gioco più ma poi ci ricadevo. La mia famiglia mi faceva notare che giocando cambiavo il mio umore. Ho cercato aiuto: è stato importante anche se difficile. Ho sofferto tanto: ero arrivato al punto che giocavo non perché mi divertivo ma perché ne sentivo la necessità».
Chiusura per il presidente Basilicata. «A nome di tutta l'associazione – dice il presidente dell'Associazione Circolo Socio-Culturale "Piedarienzo", Basilicata – voglio sottolineare che tale iniziativa ha lo scopo di sensibilizzare la cittadinanza. Un ringraziamento va al nostro sindaco, da sempre sensibile a queste tematiche, ed al dottor Malinconico, che ci ha permesso di usufruire dell'unità mobile "Capitan Uncino"».
Nel corso della manifestazione, conclusasi poi con la proiezione del film "Febbre da cavallo" (1976, di Steno, con Gigi Proietti, Enrico Montesano, Catherine Spaak, Mario Carotenuto ed Adolfo Celi), era presente in piazza l'Unità mobile "Capitan Uncino" dell'Asl di Caserta.

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