Le sculture di Giacometti alla GAM di Milano
Alberto Giacometti a Milano, in un allestimento ospitato presso le sale della GAM (Galleria d’Arte Moderna) dallo scorso 8 ottobre al 1 febbraio 2015. Il tempo di archiviare la mostra tenutasi di recente a Roma e subito una nuova selezione, per il pubblico italiano, dell’artista svizzero di nascita. Promossa dal Comune di Milano, prodotta da GAM e da 24 Ore Cultura (Gruppo 24 Ore), la mostra presenta un itinerario che si snoda tra più di cinquanta lavori di Giacometti: non solo scultura, ma anche bozze, disegni, fotografie e restituzioni grafiche. Il lavoro della curatrice Catherine Grenier, direttrice della Fondazione Annette Giacometti di Parigi, offre un’analisi diacronica sulla parabola esperita dallo scultore: l’adesione surrealista del ’29 con il proprio orientamento ipersimbolista, l’abbandono della corrente di Dalì nel ’35 e l’emergere di una nuova vocazione, quella per un espressionismo materico smilzo e corroso, precursore delle opere di Francis Bacon e degno predicato parossistico della sublime Maddalena penitente di Donatello. A varcare le soglie della GAM sembra, dunque, di immaginare fervidamente le creature di Giacometti, l’incedere spossato, i volti scarni ma pregni di espressione. Un’espressione che qui non è più correlativo mediante di simbolismi altri, ma è palese configurazione di un’umanità contratta fino allo stato larvale, che significa solamente se stessa, senza rimando esterno; essa narra di sé e del proprio dramma silenzioso, secondo dei vettori ancorati ad un verticalismo oltranzista, fino alla visione prevaricante della testa (come in “Busto di Diego”). Ma l’opera di Giacometti è anche distanza esistenzialista che incombe sull’essere umano, condizione spesso incomunicabile e isolante, informata attraverso le superfici frastagliate ed emaciate delle figure. È lì, in questo smembramento molecolare di forme, che Giacometti afferrò il più alto e personalissimo esito della propria arte, una ripresa soggettiva e al contempo pienamente intelligibile sulla contemporaneità e sull’uomo che in essa vive.