L’Italia del mai: “Spending Review” sugli stipendi Parlamentari e non sui disabili

Lo scorso anno la questione “Fondi per le non autosufficienze” era stata parecchio dibattuta. A ridosso della Legge di stabilità, erano state poste in atto numerose proteste, che avevano portato il Sottosegretario all’economia Pier Paolo Baretta a promettere un impegno maggiore per trovare ulteriori risorse. Alla fine per il 2014 (a dispetto dei 275 milioni stanziati per il 2013) si era arrivati, col forte contributo del comitato “16 Novembre Onlus”, a raggiungere la somma di 350 milioni. Una cifra esigua in realtà, che effettivamente non era bastata a sostenere la sempre più numerosa richiesta di aiuti da parte di disabili e affini. Si conta infatti che in Italia siano oltre due milioni e mezzo le persone che hanno bisogno di assistenza 24 ore su 24 per sopravvivere. Fra i principali beneficiari dei fondi si contano inoltre gravi casi di autismo, malati di Sla e coma vegetativi. Non sorprende quindi la forte “doccia ghiacciata” arrivata in faccia a chi si è visto, in tempo di crisi, diminuire di oltre 100 milioni i fondi destinati alle “non autosufficienze” con la Legge di Stabilità del 2015. E così, l’istituto nato nel 2006 per garantire su tutto il territorio nazionale i “livelli essenziali” delle prestazioni assistenziali a favore delle persone non autonome, torna a fare un passo indietro. Molto dure anche le parole di Carlo Giacobini, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, che ha rimarcato l’inadeguatezza Italiana nei confronti dei disabili. L’articolo 17 del nuovo testo stanzia infatti solo 250 milioni di euro ai fondi, che saranno però, si giustifica Enrico Zanetti, “strutturali” e quindi non più decisi anno per anno. Il Governo parla di stabilità e ricorda quando nel 2012 gli aiuti ai disabili erano stati totalmente azzerati. Una situazione non rassicurante che si spera possa essere modificata e ribattuta nei prossimi giorni. Le maggiori Associazioni sono in prima linea per difendere i diritti dei disabili, ma manca in realtà una vera e propria sensibilizzazione in merito. Tagliare questi fondi significa ridurre le persone che possono averne accesso o diminuire a ognuno il contributo mensile. Significa mettere in posizioni estremamente scomode le regioni, che dovranno poi distribuire l’esiguo contributo sulla base di nuovi parametri. E ormai si sa, l’Italia è uno stato che per risparmiare lesiona i più deboli. E qui non si tratta di Politica e ideologia. Si tratta di essere o meno uno Stato Sociale. Che vengano tolti alla Politica i fondi. Non ai disabili. Ma siamo in Italia, dove, indipendentemente dall’esecutivo in carica, la spending review si fa a danno dei diritti.

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