Io tifo Napoli, tiè!
A Napoli c’è un detto che recita “E’ muort ‘o rre’, evviva ‘o rre’. Questa simpatica espressione sta ad indicare quanto, a volte, il popolo campano sia emotivamente volubile. Ultima vittima di questo “raptus sentimentale” è stata la squadra di calcio. Ai tanti sembrerà strano ma è così.
Lo scorso anno, a partire dal consueto ritiro di Dimaro, i tifosi non hanno mai smesso di seguire i propri beniamini. Higuain, Callejon e Mertens venivano osannati come dei veri e propri dei del calcio. È stata una stagione intensissima, cominciata con la clamorosa fuoriuscita dalla Champions League con ben 12 punti e terminata con la vittoria della Coppa Italia. Ovviamente, senza nulla togliere alla società e ai giocatori, non va sminuito il lavoro maniacale del “Re di Coppe”, Rafa Benitez.
Quest’anno, invece, le cose sono cominciate male. Buona parte dei fuoriclasse impegnati con le rispettive nazionali ai mondiali, strategie di mercato molto sotto le aspettative ed un preliminare di Champions affrontato senza grinta e idee. Il Napoli si ritrova fuori dalla massima competizione europea e con una rosa quasi simile a quella della stagione precedente. Nonostante un inizio vincente a Genova, gli azzurri rimediano due batoste contro Chiedo ed Udinese e diversi pareggi, cosicché le ambizioni del club cominciano a ridimensionarsi, il rapporto tra il presidente e l’allenatore non sembra essere più idilliaco e lo spogliatoio ne risente.
Ma ciò che fa più male a questa piazza è proprio il comportamento dei tifosi, presenti quando si vince e assenti quando il Napoli soffre. La società tutta a più riprese rivolge appelli ai sostenitori pur di rivedere gli spalti pieni e nonostante ciò lo stadio continua ad essere semi-deserto. I tifosi, dal canto loro, sono rimasti delusi (a torto o ragione, se ne parlerà comunque a maggio) del passo del gambero nella sessione di mercato e delle decisioni tattiche di Don Rafè, ponendosi diversi dubbi sull’adattabilità del 4-2-3-1 al calcio italiano. Nel frattempo la squadra va sempre più giù, fino alle due “scoppole” di Milano.
Ma come, la città in cui, calcisticamente parlando, Dio si è fatto uomo ed ha “evangelizzato” una tifoseria intera non riesce a sostenere più la squadra? Eppure ha già sperimentato la sofferenza nella prima era De Laurentiis con la serie C e, anzi, c’era un entusiasmo meritevole di scenari ben più importanti. Ora che il Napoli ha un allenatore vincente ed è una società economicamente solida, viene a mancare la vera forza motrice?
E pensare che i tifosi del Dortmund, qualificati agli ottavi di Champions ma in lotta per evitare la retrocessione, poche settimane fa hanno esposto uno striscione in cui dichiaravano alla squadra “quando cadrai, io sarò accanto a te”. That’s amore.