La festa di Sant’Antuono e i carri di Macerata

Macerata – Gennaio è il mese del nuovo inizio, dell'anno che arriva e relativi buoni propositi, ma a Macerata è anche il mese della festa più importante dell'anno: la festa di Sant'Antonio Abate, protettore degli animali e in grado di difendere dai pericoli del fuoco.
Questa caratteristica festa, che raccoglie l'eredità della tradizione contadina, è scandita al ritmo di Pastellessa, ovvero un peculiare suono prodotto dai cosiddetti Bottari.
Un tempo Macerata era una fiorente cittadina rurale, in cui si incontravano maestri dell'artigianato ed esperti di agricoltura, che ogni anno celebravano una festa in onore del Santo Abate per avere il favore del patrono, al fine di ricavare dalle terre un ricco e buon raccolto. La tradizione popolare vuole che, per allontanare gli spiriti maligni, i contadini erano soliti percuotere botti, tini o falci, al fine di spaventare con rumori assordanti i demoni che avrebbero potuto rovinare il raccolto. Col passare del tempo, gli stessi tipici strumenti da lavoro sono stati riutilizzati per eseguire musiche tradizionali simbolo del folklore campano: sono proprio i Bottari gli artefici di questa particolarissima musicalità, che con grande maestria e senso del ritmo suonano brani legati alla tradizione maceratese, su direzione del capobattuglia, che come un vero e proprio maestro d'orchestra è in grado di far convergere i diversi suoni in un'unica, inconfondibile, sonorità, la Pastellessa. La Pastellessa deve il suo nome a tale Zì Antonio e Pastellessa, noto oste del posto abile nella preparazione del tipico piatto del periodo: la Pasta e 'llessa, ovvero pasta con castagne lessate. La leggenda vuole che Zì Antonio fosse anche un capacissimo “capopattuglia”, e il suo carro, a lui stesso intitolato, era comunemente indicato come la "Battuglia di Pastellessa", appellativo che negli anni è stato esteso a tutti i carri allegorici della Festa di Sant'Antonio. Questi singolari musicisti riescono sapientemente a mischiare il suono greve e profondo della botte con quelli acuti del ferro sulla falce, sfilando sui caratteristici carri per le strade della città, che una volta erano trainati dai maceratesi stessi, poi sostituiti dai cavalli e, oggi, dai trattori. La festa di Sant'Antonio trova poi il suo culmine il 17 Gennaio con i tipici fuochi pirotecnici che con le figure della signora, “u puorc”, “u ciuccio” e la scala, esorcizzano il male e sono di buon auspicio per tutto l'anno.

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