Ciao, Pino, ciao
Esiste il detto “dietro un grande uomo c’è sempre una grande chitarra”. Forse è una prospettiva un po’ amplificata dalla probabile passione personale di chi ha coniato tale modo di dire, ma pochi come Pino Daniele hanno saputo esemplificare questa frase. In realtà, al grande pubblico torna in mente subito il Pino Daniele delle dolci (e a tratti un po’ mielose) canzoni degli anni novanta, un grande ambasciatore della musica italiana e napoletana in primis. Ma, se Pino è stato quello che è stato, bisogna ringraziare anzitutto la sua passione per la chitarra. Pochi in Italia hanno saputo interpretare una gamma di emozioni, evocare una tale vastità di immagini e creare una ricchezza sonora del genere con le sole sei corde: basti pensare a due dei suoi più grandi successi, “quando chiove”, ma soprattutto “Napul’è”. In molti hanno provato a reinterpretare questi due piccoli grandi capolavori, ma se manca la chitarra di Pino, a metà tra quella di Eric Clapton e di Carlos Santana, i suoi due modelli ispiratori per eccellenza, tali tentativi si riducono a nient’altro che semplici sequenze di note. Ha toccato il virtuosismo con “viento e terra”, il lirismo con “schizzechea”, il funk con “yes I know my way”, l’irriverenza con “je so pazz”, la dolcezza con “quando…” e, sebbene la malattia, non accennava ad alcun segno di cedimento. E invece si è arreso la sera del $ gennaio scorso, sconfitto dalla goccia che ha fatto traboccare il vaso dei disturbi interni che lo hanno logorato molto più rapidamente di quanto non fosse possibile cogliere da fuori. Da quel giorno, per le strade e addirittura nelle metropolitane della sua città, Napoli, risuona di continuo “Napul’è”, un canto disincantato frutto del cuore di un napoletano vero che a Napoli ha dedicato uno dei brani più belli mai composti per la città partenopea. Un inno che, sebbene dato alla luce da Pino a soli 18 anni, con grande maestria ritrae pregi e difetti del capoluogo campano, come “Napul’è a voce de’ criature” e “Napul’è na carta sporca e nisciun’ se ne importa”. Potrà sembrare strano, ma ogni tanto anche nelle nostre menti riecheggiano le parole delle canzoni di Pino, forse complice anche la sua voce un po’ sui generis, impossibile da confondere con qualunque altra. Ed è con le sue note nella testa che noi tutti lo vogliamo ricordare, col suo stile che lo ha reso un artista unico, capace di emozionare i cuori non solo dei napoletani, ma di tutti gli italiani.