Promettevano posti di lavoro inesistenti, arrestati
I carabinieri della Compagnia di Caserta hanno dato esecuzione, su disposizione di questa Procura della Repubblica, a un'ordinanza con la quale il GIP presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha disposto, in danno delle tre persone meglio indicate nell'allegato elenco, DIANA Rosalia Rita,
VERRENGIA Lucia e D'ANNA Giuseppe, l'applicazione di misure cautelari personali (rispettivamente: custodia cautelare in carcere, obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e obbligo di dimora nel comune di Napoli). Le indagini, svolte dai militari della Compagnia dei CC di Caserta e coordinate
dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, hanno consentito di accertare che i tre indagati avevano – attraverso una suddivisione di compiti molto efficiente e sicuramente funzionale rispetto al perseguimento degli obiettivi perseguiti – concorso a realizzare una serie ripetuta di condotte riconducibili alle fattispecie incriminatrici del millantato credito, della truffa aggravata e del favoreggiamento reale. La condotta tipica di artifìci e raggiri perpetrata dagli indagati era sostanzialmente sempre la stessa in ognuno degli episodi ricostruiti: la DIANA, funzionario del
Ministero degli Interni presso il Comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Caserta,
grazie al passa-parola tra le vittime o, a volte, grazie all'attività di procacciamento
messa in atto dall'altra indagata, VERRENGIA Lucia, avvicinava genitori preoccupati
per il futuro incerto dei loro figli, e, millantando conoscenze importanti nel Corpo dei
Vigili del fuoco o in altre amministrazioni pubbliche, si rendeva disponibile a risolvere
il problema occupazionale dei giovani in cerca di lavoro. Essa, a fronte della dazione di ingenti somme di denaro, che variavano dai 5.000 ai 20.000 euro, da destinare, a suo dire, alle predette "conoscenze importanti", garantiva l'assunzione dei predetti giovani – spesso grazie alla partecipazione a procedure concorsuali, in realtà, inesistenti – delle quali assicurava il "sicuro" superamento. Ma poi, procrastinava, sine die e con pretesti assai fantasiosi, l'attesa assunzione.
Il numero delle vittime finora accertate è superiore a trenta e il provento accertato
dell'attività delittuosa si aggira intorno ai 250.000 euro. Tuttavia, le attività investigative ancora in corso dimostrano che il numero delle vittime è destinato a crescere, in quanto la DIANA ha continuato nella sua attività fino all'esecuzione del provvedimento cautelare, con cadenza quasi quotidiana, reiterando promesse di assunzione dietro dazione di danaro.
La strategia criminale utilizzata dagli indagati si è dimostrata, a dir poco, scellerata,
atteso che gli stessi, sfruttando l'attuale situazione di crisi economica ed
occupazionale, hanno indotto ignari e preoccupati genitori a versare loro ingenti
somme di denaro per assicurare un "posto di lavoro" ai figli disoccupati.
In alcuni degli episodi contestati, inoltre, è intervenuto anche un terzo soggetto,
D'ANNA Giuseppe: il suo ruolo era quello di fingersi, di fronte delle proteste delle
vittime (che dopo aver consegnato il denaro pattuito non vedevano concretizzarsi
l'assunzione), come la "persona importante" alla quale aveva fatto in precedenza
riferimento la DIANA, in sostanza come colui che avrebbe garantito la buona riuscita
dell' operazione. Nei momenti di particolare fibrillazione, e cioè quando alcune delle vittime del
raggiro chiedevano garanzie circa il buon esito della "pratica ", queste venivano messe
in contatto proprio con il D'ANNA, il quale, telefonicamente, presentandosi come
"ingegnere", forniva rassicurazioni circa il futuro svolgimento della procedura
concorsuale e circa la sicura e immediata assunzione.