Gli antichi tesori di Cales
Molte città della provincia di Caserta custodiscono le memorie di un passato importante, storie di popoli conquistatori, di battaglie e di famiglie nobili che nel passare dei secoli hanno stabilmente abitato le zone che ci circondano: tra le tante spicca il nome dell’Antica Cales, che sorgeva nell’area comprendente le odierne Calvi Risorta, Sparanise, Pignataro e parte di Giano Vetusto.
Tanti i resti archeologici che rimandano alla vita passata, di diverse epoche e costruzioni, oggi luoghi da visitare per tenere viva la memoria del tempo che fu: primeggia tra tutti il percorso tra le rovine dell’anfiteatro, delle terme centrali, del teatro e il castello aragonese.
Tra le tante popolazioni passate per Cales vi erano gli Aurunci, gli Ausoni, gli Etruschi ma anche i Sanniti e i Latini, senza dimenticare la conquista romana del 335 a.C. che portò la cittadina agli onori di municipio della Campania romana.
Di un luogo d’importanza strategica – naturalmente predisposto alla difesa della Capua Vetere dalla via Latina che collegava a Roma, ma anche dagli sbarchi fluviali del Volturno – oggi resta davvero poco: solo tracce sbiadite nella storia, abbandonate all’azione del tempo e della natura che cerca di riportare a sé l’incompreso patrimonio storico del sito archeologico.
Associazioni locali si sono fortemente attivate negli ultimi mesi per riscoprire le “mirabilia” calene, guidando i curiosi attraverso i resti dell’anfiteatro che ospitava i giochi dei gladiatori, delle terme di San Leo all’epoca particolarmente apprezzate, dei templi antichi e del vecchio teatro.
Ma l’antica Calvi era nota soprattutto per la produzione di monili e pezzi di artigianato, famosi dentro e fuori la penisola italica: si tratta dei vasi caleni, ovvero ceramiche tipicamente verniciate di nero e raffiguranti dèi e peculiari scene mitologiche.
Oltre al pregiato vino caleno e alle famose monete di bronzo che ritraevano Apollo o Minerva, Cales è conosciuta anche grazie alla nomea del castello aragonese, che sorge laddove un tempo ve ne era uno di origini longobarde: a pianta quadrata e con quattro torri a cilindro, il castello ospitava le sentinelle che sorvegliavano l’importante via Casilina da attacchi pericolosi.
La fortezza oggi è in stato di ristrutturazione e presto potrebbe essere di nuovo apprezzata da vicino, lasciandosi finalmente alle spalle lo stato di rudere in cui ha versato per troppi anni.