Presentazione libro: “Prigioniero del sogno” di Lino Lavorgna
Il 29 maggio 2015 u.s., alle ore 17, presso la Biblioteca Diocesana di Caserta, in Piazza Duomo, si è tenuta la presentazione del romanzo di Lino Lavorgna, “Prigioniero del Sogno”. Evento organizzato dall’Associazione Nuovo Umanesimo Casertano, dalla sede di Caserta dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani e dal Lions Club “Caserta Reggia”.
Prigioniero del Sogno è un dardo scagliato contro la degenerazione etica della società contemporanea é una disamina spietata dell’eterno conflitto tra bene e male. Il mito di “Parsifal”, il cavaliere puro per eccellenza, rivive nelle gesta di un novello cavaliere della tavola rotonda, che cavalca spazio e tempo, miscelando sogno e realtà in un inestricabile intreccio di eventi ed emozioni.
Nel sito dell’autore vi è una pagina dedicata al romanzo, con alcune recensioni: http://www.lavorgna.it/libri.html
Prigioniero del sogno è edito da “Edizioni Albatros”, che pubblica anche il mensile “Albatros”, nel quale Lino Lavorgna cura la rubrica “Visioni Europee”. www.albatrosmagazine.net
Nella presentazione del libro l’autore precisa: – ”Prigioniero del Sogno” è stato scritto nel 1985 e risente delle “suggestioni” di quel tempo, ivi comprese quelle legate alla vita professionale di allora, che mi vedeva al servizio del Ministero dell’Interno.
Nei primi anni ’90 ha subito una leggerissima rivisitazione, propedeutica a una pubblicazione da parte di una casa editrice che, purtroppo, non andò a buon fine.
Molte cose sono cambiate da allora e mi sono chiesto che senso avesse pubblicare un romanzo che, oramai, avverto lontanissimo. Molto più lontano del pur vasto arco di tempo che ci separa dalla sua genesi.
Mi sono lasciato convincere dall’amico Nello di Costanzo, il quale ha sedato ogni mia titubanza citando un bellissimo aforisma: “Il tempo scorre inesorabile, i vecchi imperi crollano e nuovi prendono il loro posto, le relazioni tra stati e classi sono cambiate; all’inizio ho scoperto che ciò non è accaduto per le qualità positive di alcuni, o per utilità di questione, ma per il trascorrere del tempo. Non è importante dove sei o cosa vuoi, ma da dove vieni, dove stai andando e che strada stai per seguire”. (C.C.R. James). Ovunque si vada, il tuo passato te lo porti dietro, anche se abbondantemente decantati. Gli spunti critici, del resto, restano attuali più che mai.
Personalmente posso dire di aver vissuto circa un paio d’ore di pura e meravigliosa cultura, con relatori eccezionali che si sono alternati con competenza e maestria, rendendo merito al romanzo e all’autore stesso.
“Prigioniero del Sogno”è un omaggio al simbolismo più puro, caratterizzato tanto dai luoghi quanto dalle persone. I vari personaggi parlano e agiscono, ma ciascuno di essi non appare mai come una figura “unica” e “individuale”, bensì come “simbolo”, a volte positivo e a volte negativo, di una categoria ben definita. Il protagonista è un “puro folle” (Parsifal), che incarna i desideri e le contraddizioni dell’Uomo in cerca di se stesso, della sua Anima e di un ruolo nel mondo.
Dovrà fare i conti con una realtà per lui agghiacciante, la realtà della vita, che risulta”insopportabile” a coloro che non riescono ad accettarne le regole, sempre malsane, perché retaggio delle tante “ombre” dell’animo umano e non delle poche “luci”. E’ proprio in questo gioco terribile che si “confrontano” le figure di Ingrassia, il potente funzionario dei Servizi Segreti, e Amato, il modesto capo della Squadra Mobile, che ha ben chiaro, dentro di sé, il limite tra bene e male e non fa nulla per celarlo.
Un esercito composito e variegato di “figure e figuri” funge da necessario corollario alla storia, disegnando il caleidoscopio umano che colora i giorni di ogni comunità.
Poi c’è lei, Flavia,che suggella la storia d’amore secondo i canoni cari all’autore, che in parte rimandano al romanzo cortese del ciclo bretone.