“Dal Cyberspazio alle crisi internazionali. Il ruolo e la deontologia dell’inviato di guerra”

"La situazione politica internazionale è grave e senza precedenti ed i media nascondono la verità impedendo alla gente di potersi difendere. La professione del giornalista è in questo momento storico la più importante perché consente alla gente di conoscere i fatti per come realmente sono". Ha esordito così Giulietto Chiesa, intervenuto a Caserta come relatore d’eccezione al seminario ”Dal Cyberspazio alle crisi internazionali. Il ruolo e la deontologia dell'inviato di guerra”,
organizzato dall'Ordine dei Giornalisti della Campania e dall’ Associazione Giornalisti Casertani  Trenta Righe  presso il Circolo Unificato dell'Esercito. Lo storico inviato del Tg1 e del Tg5, per anni corrispondente da Mosca per l’Unità e la Stampa, esperto di geopolitica ed attualmente direttore di Pandora TV,  ha analizzato l'attuale situazione internazionale soffermandosi in particolare su Ucraina, Russia e Siria ed ha ribadito che bisogna raccontare le verità storiche senza manipolazioni. “L'Occidente – ha aggiunto Giulietto Chiesa – non è più il centro del mondo ed è opportuno prendere atto che il mondo è composto da giganti che intendono governarlo. L'Europa, così come è, è fallita ed è importante che si ritorni al concetto di morale e ci si vergogni delle bugie raccontate fino ad ora”. I lavori, moderati dalla giornalista Daniela Volpecina e seguiti da circa 150 partecipanti, sono stati introdotti dal presidente dell'Odg Campania Ottavio Lucarelli e dal colonnello Alessandro Di Giacomo. La prima sessione del seminario ha riguardato il Cyberspazio e la minaccia della sicurezza internazionale, con l’intervento di Annachiara Rotondo, ricercatrice di Diritto  Internazionale presso il Dipartimento di Scienze Politiche Jean Monnet della Seconda Università degli Studi di Napoli. La relatrice si è soffermata sulla costante minaccia alla sicurezza a livello globale con particolare riferimento ai crescenti attacchi informatici. Secondo la Rotondo è proprio il “lavoro del giornalista che permette di rendere pubblici e far conoscere i cyber-attacchi che gli Stati tendono a nascondere o ridimensionare. I Paesi più poveri sono quelli meno controllati perché meno informatizzati. L'attacco cibernetico ê la nuova guerra – ha proseguito – che consente, senza l'uso delle armi, di manovrare i sistemi e sovvertire gli equilibri geopolitici internazionali”.
 

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