Je suis Paris: tra lutto e amnesia
13 Novembre 2015. Marchiata a fuoco nella mente e sul cuore di chi ha vissuto e sofferto quelle ore di agonia, come l’11 Settembre. Un venerdì sera come tanti, le strade di Parigi pulsano di vita: il palcoscenico perfetto per dare la strage degli innocenti. Un colpo al cuore della Francia. Una Francia travestita da vittima, impegnata in prima linea nelle guerre in Medio Oriente, che tenta invano di accaparrarsi una regione tanto ostica quanto strategica come la Siria. Una vittima che per anni ha attuato politiche di espansione in quelle terre così lontane da noi, così arretrate, primitive, incivili, dai valori sbagliati, i cui uomini sembrano ai nostri occhi dei mostri sciacalli, assassini autori di scempi mascherati da guerra “santa”. Una società bisognosa di cambiamenti, che resiste e necessita di imposizioni. Ecco la guerra santa, quella che malcela interessi famelici, con fanatici arruolati per scampare alla disperazione, carnefici di vite innocenti e pedine di un disegno più grande. La paura e l’ignoranza ci rendono dimentichi, dell’oppressione di un popolo dalla storia complessa e incompresa, della verità che “non tutti i terroristi sono islamici e non tutti gli islamici sono terroristi”, della difficoltà di scindere l’Islam buono da quello cattivo, che quello cattivo ormai è in casa e cresce, prolifera e si organizza per spargere sangue, sotto al proprio naso all’insù. Ci fanno dimenticare che – a dispetto delle etichette sensazionalistiche – se di terza guerra mondiale si tratta, non è di certo quella iniziata adesso, ma quella che ha visto la Siria consumarsi, come una merce in mano al padrone più forte, contesa e spartita tra avidità e potere. La stessa guerra combattuta ogni giorno da 5 anni, alla quale abbiamo risposto ogni volta con distratta indifferenza, finché i ruoli non si sono invertiti e l’insanguinata è la nostra vicina. E i morti sono i nostri giovani e innocenti cugini francesi. “Potevamo essere noi”. La stessa indifferenza riservata al Libano e a Baghdad: 40 e 18 morti per mano dell’Isis. Cordoglio e solidarietà per le vittime sì, ma non solo per quelle europee, anche se non tutte fanno lo stesso rumore, anche se il conto è presentato sempre agli innocenti. E allora Je suis Paris: tutti noi siamo Parigi, ma la Parigi innocente, civile, quotidiana, ordinaria. Sporca di sangue, così come le lontane e silenziose Beirut e Bagdhad.