Gli italiani? Gente obesa

Un detto risalente agli anni della guerra diceva: “Gli italiani? Brava gente”. Oggi, e sempre di più in futuro, se non cambieranno alcune nostre abitudini alimentari e di vita, dovremo rassegnarci a modificare tale adagio nel senso di una crescente quota di popolazione afflitta da problemi di sovrappeso se non proprio di obesità.
Non è raro, ormai, vedere anche in Italia persone in sovrappeso come fino a poco tempo fa si poteva notare solo in altre nazioni del così detto mondo occidentale, Stati Uniti in testa.
L’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità), tuttavia, ha da tempo messo in guardia dai rischi che tale situazione comporta.
Malattie come ipertensione, ictus, colesterolo, diabete mellito, e molte altre, in quanto legate ai fattori di rischio della sovrabbondante quantità e della scarsa qualità del cibo che ogni giorno mangiamo, affliggeranno sempre di più la popolazione italiana che, tra le altre cose, diventa sempre più vecchia nel senso che, percentualmente, l’età media va innalzandosi.
Ma quali le cause e quali i rimedi?
In ordine ai motivi per cui tendiamo ad ingrassare, bisogna dire preliminarmente che noi discendiamo da una genia che si è evoluta nell’ambiente naturale durante milioni di anni come cacciatrice raccoglitrice.
Siamo, nella buona sostanza, i diretti discendenti di individui costretti a lunghi nomadismi quotidiani per procurarsi il cibo, ove la regola era costituita da pochi periodi di abbondanza di cibo intercalati da lunghi periodi di stenti.
L’evoluzione ha quindi premiato, selezionandole, quelle qualità per le quali tendiamo velocemente ad accumulare buona parte di quello che mangiamo sotto forma di scorte di grasso, in vista di lunghi periodi di carestia.
Insomma, né più né meno di quello che farebbe un oculato amministratore che gestisse le risorse di un’azienda cercando di accumulare quante più scorte possibili di materie prime, prevedendo futuri periodi di scarsi approvvigionamenti, al fine di non far fermare gli impianti.
Questo è il meccanismo naturale che la natura ha premiato e che, in effetti, ha consentito al genere umano di sopravvivere ed evolversi da milioni di anni a questa parte.
Ma a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, cioè da soli settanta anni, grazie a un lungo periodo di pace e a una prosperità mai riscontrata prima nei paesi industrializzati, la disponibilità di cibo è divenuta sempre più massiccia, immediata e quotidiana.
Oggi possiamo approvvigionarci di cibo in qualsivoglia quantità e in ogni momento della giornata nel supermercato sotto casa, con l’aggravante che molti cibi confezionati contengono sostanze a noi nocive, pur se commestibili e gratificanti per i nostri sensi, come i grassi saturi, i coloranti, gli edulcoranti, i conservanti, i polifosfati, etc.
Merendine e patatine, cioè il cibo che è definito dai nutrizionisti come spazzatura, complice una martellante pubblicità, costituiscono ormai parte integrante della dieta dei nostri figli, con la logica conseguenza di una considerevole aumento delle obesità anche nelle età pediatriche.
Nella buona sostanza, oggi mangiamo in modo sovrabbondante rispetto alle nostre reali necessità e sicuramente peggio in qualità rispetto a cento anni fa.
Alle considerazioni sopra esposte, va poi aggiunta la frenesia della vita moderna e le conseguenti situazioni di stress che, talvolta, sfociano in veri e propri disordini alimentari come le anoressie e le bulimie.
Infine, a completare il quadro, la sempre maggiore sedentarietà, dovuta alla crescente disponibilità di macchine e dispositivi che eliminano anche le più minime attività fisiche. Automobili ed ascensori, ma anche telecomandi ed elettrodomestici, fanno si che non riusciamo a consumare tutte le calorie che introitiamo, con la logica conseguenza che le stesse si trasformano in flaccido grasso che, volendo addolcire la pillola e per magra consolazione, chiamiamo “maniglie dell’amore”.
Comprese le cause e eccezion fatta per vere e proprie situazioni patologiche, che peraltro sono meno frequenti di quanto si pensa, i rimedi sembrerebbero ovvi.
Eliminazione degli alimenti “spazzatura”, il corretto introito di calorie e una migliore distribuzione dei macronutrienti, privilegiando verdura e frutta, nonché un maggiore movimento fisico, insomma la rieducazione a una vita sana e compatibile con la nostra natura, sono importanti elementi che i nutrizionisti ci suggeriscono per riportare in buona salute la maggior parte di coloro che oggi sono sovrappeso.
I nutrizionisti sono infatti ormai del tutto convinti che è necessario, e spesso sufficiente, cioè senza ricorrere a massacranti sedute in palestra o a mortificanti diete, consumare più verdure e meno grassi, preferendo quelli insaturi di origine vegetale a quelli saturi di origine animale, in uno a porzioni più piccole, pur stando attenti a non eliminare alcun nutriente a noi necessario in quanto animali onnivori.
Inoltre, importanza ha anche la distribuzione dei pasti durante la giornata, essendo consigliabile una colazione all’altezza degli impegni che ci attendono, un pranzo non troppo pesante e una cena leggera. Oggi, invece, non è raro, fare una colazione “al volo”, saltare il pasto meridiano (o ingurgitare un tramezzino) e poi sfogarsi la sera, casomai mangiando l’impossibile, subito prima di andare a letto.
Sul piano fisico, l’O.M.S. ha individuato in almeno 10.000 passi al giorno, cioè circa 6/7km, il movimento minimo che dovremmo compiere per rispettare la nostra antica natura di girovaghi cacciatori raccoglitori.
Infine, per monitorare lo stato della nostra forma, al fine di garantirci di non trovarci in condizioni che secondo le statistiche mediche diventano via via sempre più a rischio, semplicemente possiamo considerare quale indicatore di massima la misura del giro vita che, secondo alcuni recenti studi, non dovrebbe superare i 102cm per gli uomini e gli 88cm per le donne.
Insomma, no a fantasiose diete che promettono miracoli ma che, talvolta, sono pericolosissime anche perché fatte in autonomia e senza alcun controllo medico, ma la riproposizione di un corretto rapporto col cibo nonché un concreto ritorno a modus vivendi compatibili con la nostra consolidata natura di animali cacciatori raccoglitori.

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