La ciclabile che non c’è
Oggigiorno ci sono cose che vanno di moda e fanno tendenza. Certo gli amministratori politici questo lo sanno bene ed ecco che sotto le elezioni si promettono scuole, case, acquedotti, nuovi posti di lavoro, la soluzione ai problemi dei rifiuti e quant'altro salvo poi dichiarare, una volta eletti, che non si sono potute mantenere le promesse fatte per l'eredità ricevute dalle passate gestioni.
La domanda, diceva un popolare giornalista della TV, sorge spontanea: ma non sarebbe meglio valutare l'effettiva realizzabilità o la pratica utilità delle cose prima di proporsi per improbi incarichi e fare vane promesse all'elettorato?
In un'epoca dove il problema della mobilità è certamente molto sentito, vuoi per il fattore inquinamento, vuoi per la problematica dei posti auto ma anche per il costo dei carburanti che incidono sempre di più sui portafogli delle famiglie, le tematiche dei trasporti alternativi diventa un motivo di estremo interesse per l'intera comunità e quindi terreno fertile per taluni politici.
San Giorgio a Cremano, un comune alle porte di Napoli, per non essere da meno alle grandi metropoli del nord Europa o dell'italianissima Ferrara, ha voluto la sua ciclabile.
Si potrebbe pensare che il progetto avesse come obiettivo minimale l'effettivo decongestionamento del traffico cittadino o, quanto meno, la realizzazione di un circuito ludico sportivo dove potersi distrarsi e, casomai, fare un po' di sano sport durante il fine settimana.
Invece no, a San Giorgio c'è chi ha ben pensato che l'altisonante progetto di una ciclabile, una di quelle opere pubbliche di cui vantarsi, potesse essere l'ennesima opera incompiuta o, quanto meno, una delle tante opere del tutto inutili, o meglio, utili solo a sperperare il pubblico denaro.
A via Tufarelli, è stata realizzata una pista ciclabile che inizia e termina nel nulla.
Si tratta di un percorso che, a piedi e senza correre, si percorre in ben cinque minuti e mezzo. Ora se una bici da passeggio procede ad una velocità media di circa tre o quattro volte un pedone, significa che è un percorso che assicura un tempo di percorrenza in bici non superiore al minuto e mezzo.
Ma lo assicura veramente?
Beh, anche su questo possiamo avere dei dubbi.
Il ciclista non perfettamente avveduto o il ciclista bambino, se percorre il tratto in senso della discesa, al termine della pista improvvisamente si trova contro mano, direttamente sulla carreggiata ove transitano veloci le auto, subito dopo di una curva che non consente di certo la libera visuale.
Inoltre la sosta selvaggia di auto, l'invasione dei bidoni della spazzatura, la manutenzione dei cigli e delle aiuole non eseguita consigliano gli avventurosi ciclisti a fare accuratamente a meno della pregevole ed utilissima opera costringendoli, piuttosto, a continuare ad impegnare la normale sede stradale in perdurante promiscuità con i veicoli a motore.
Ora, visto che si tratta di un'opera del tutto inutile se non pericolosa, palesemente errata nei presupposti concettuali poiché di fatto del tutto inserita nel tessuto viario in modo disorganico ed episodico, quindi abbandonata ad un inevitabile degrado, ci si dovrebbe domandare quali sono le menti eccelse che l'hanno concepita e proposta, quali quelle che l'hanno approvata e quali quelle che l'hanno propagandata come fiore all'occhiello della città apponendovi il proprio nome di amministratori della cosa pubblica, consentendo l'inutile sperpero di denaro utilizzato per la sua progettazione e realizzazione.
Ci si domanda, e la domanda è più che lecita, se sia mai possibile che nella complessa trafila di autorizzazioni e controlli comunali, tecnici ma soprattutto politico programmatici, nessuno si sia accorto di quanto qualunque comune cittadino può immediatamente valutare senza necessità di alcuna competenza specifica.
Se ciclabile ha da essere, ciclabile sia! Ma che discenda da un progetto ove, compatibilmente con le possibilità della attuale viabilità, si possa davvero collegare le varie parti del territorio comunale. O almeno che si crei un ampio anello dove il ciclista della domenica o i ragazzi possano girare bici in sicurezza. In caso contrario, non sarebbe meglio spendere diversamente i soldi di tutti specie un un periodo che, da tempo, è di grande crisi economica?