La riscoperta della bicicletta

Ormai le ferie pasquali sono archiviate e la primavera iniziata. Tutto sembra rinascere e invoglia a ripetere le gite fuori porta del lunedì dell'Angelo.
Tuttavia, come sembra una consolidata prassi tutta italiana, i prodotti petroliferi sembrano oggetto di una furiosa cavalcata che li ha portati in pochi anni a un significativo aumento per l'utente finale.
Anche quando il prezzo del barile di olio grezzo cala significativamente, il prezzo alla pompa di gasolio e benzina resta elevato.
La situazione è tale che nel bilanci familiari, la voce inerente i carburanti ormai ha superato ampiamente la voce destinata all’alimentazione, diventando per molti davvero insostenibile.
Le cause di questi continui aumenti sono sicuramente dovuti a una perdurante difficile congiuntura internazionale, cui fa riscontro il pessimo andamento dell’economia nazionale, ma anche una scellerata politica che vede in Italia le accise, cioè le tasse che gravano su tali prodotti, gravare in modo davvero superiore alla media degli altri Paesi.
Inoltre, dato che più dell’80% del trasporto di ogni bene avviene in Italia su gomma, questa situazione ha comportato, e tuttora comporta, il conseguente aumento dei prezzi di ogni altra categoria merceologica.
Ma, ritornando al problema più immediatamente evidenziabile, ossia quello della voce di spesa familiare destinata ai carburanti per autotrazione, vediamo come si potrebbe arginare il fenomeno.
Dobbiamo necessariamente partire analizzando la domanda di mobilità di tutti noi privati, ossia quanti chilometri quotidianamente facciamo per raggiungere il posto di lavoro o la scuola, i negozi e i centri commerciali, i servizi, gli svaghi.
Recenti studi, portati avanti parallelamente da diversi team indipendenti tra loro, hanno rilevato che la quasi totalità dei nostri spostamenti è all’interno di una fascia di distanze comprese in un raggio di 15 km e una buona parte di essi è addirittura compresa in un range di appena 5 km e che gli stessi sono compiuti solo dal conducente senza altri passeggeri a bordo del mezzo.
Ulteriori studi hanno messo a confronto i tempi di percorrenza e i costi inerenti diverse modalità di trasporto tra cui la mobilità pedonale, quella pubblica di superficie a mezzo bus, i tram e le metropolitane, la bicicletta, gli scooter e l’automobile.
A conferma di quanto sopra, in un recente esperimento avvenuto recentemente a Milano nel corso del premio “tartaruga” di Legambiente, fissati lo stesso punto di partenza e quello di arrivo per tutti i mezzi considerati, il veicolo che ha assicurato il minore tempo di viaggio è stata la bicicletta impiegando soli 11 minuti per coprire la fissata distanza, surclassando non solo l’automobile ma addirittura e sorprendentemente, sia pure con pochi minuti di scarto, i motoveicoli con gli scooter che hanno impiegato 19 minuti, la metropolitana che ha necessitato di 21 minuti, il taxi con 23 minuti e per ultima, l’auto privata con una percorrenza di ben 30 minuti!.
Effettivamente, a pensarci bene, la bicicletta è un mezzo straordinario che consente al singolo, sulle tratte sino a una decina di km, come spesso si attua la nostra mobilità, di muoversi senza alcuno sforzo con velocità medie intorno ai 20 km/h in pianura arrivando a punte, se appena allenati e con un mezzo performante (bici tipo corsa) ai 30 km/h, con tempi paragonabili se non migliori rispetto ad altre tipologie di mezzi di trasporto.
Ecco, quindi, che distanze di 5 km si possono coprire in appena 15 minuti (10 minuti per i più allenati), una tempistica assolutamente improponibile ai veicoli a motore, ed in speciale modo le auto, se consideriamo che queste ultime spesso sono costrette a percorsi più tortuosi per via delle restrizioni imposte ai veicoli a motore nei grandi centri urbani ove sono sempre più presenti le ZTL (le Zone a Traffico Limitato), i sensi vietati, gli stretti vicoli, piccole rampe di scale, e quant’altro a loro inaccessibile.
Ecco che diviene plausibile, e tutto sommato scontato, un risultato di netta prevalenza che poteva apparire non così ovvio a una superficiale valutazione.
Finanche le gite fuori porta, su distanze un po' superiori ai normali spostamenti lavorativi quotidiani di cui sopra si è parlato, diventano possibili per via del maggiore tempo a disposizione e del maggiore relax inerente le giornate festive e i fine settimana.
Ma, tornando all'utilizzo urbano della bicicletta, al vantaggio di tempi minori di percorrenza, fanno eco ulteriori notevoli vantaggi legati al preferenziale utilizzo della bicicletta in luogo dei mezzi di trasporto a motore.
Innanzi tutto il costo di esercizio, che è praticamente pari a zero non dovendo acquistare carburante né sottoscrivere costose polizze assicurative. Se consideriamo uno spostamento quotidiano di 5 km all’andata e 5 km al ritorno, considerando 22 giorni lavorativi al mese per 11 mesi ogni anno, eviteremo di consumare carburante per circa 2420 km annui che, ipotizzando un costo medio della benzina pari a 2 euro / litro e un consumo cittadino medio, che per un’automobile di media cilindrata è pari a circa 10 km/l, fanno circa 484 euro di risparmio all’anno (senza considerare il risparmio della polizza se, ad esempio, decidessimo di disfarci di una delle auto o delle moto presenti in famiglia e delle manutenzioni che, se considerate, ci porterebbero ben oltre i mille euro di risparmio ogni anno).
Inoltre, le emissioni di CO2 e di particolato sono ovviamente, nulle per le biciclette, consentendo di circolare anche durante i periodi di forzato arresto del traffico imposto dalle Autorità Comunali per ragioni di smog.
Bisogna poi considerare che lo spazio necessario per la circolazione ed il parcheggio da una bicicletta è da 7 a 9 volte inferiore a quello occorrente alle automobili e, oserei dire, quasi congeniale agli stretti vicoli e piazzette che sovente si possono rinvenire nei centri storici.
Infine, l’attività motoria della bicicletta, eccezion fatta per individui afflitti da particolari patologie, è del tutto auspicabile ma ancora piuttosto “soft” per essere compiuta da tutti, anche se avanti con gli anni, aiutandoci a smaltire l’eccesso di calorie che quotidianamente ingurgitiamo e che comporta il sovrappeso se non una vera e propria obesità. Difatti, per una percorrenza annua come sopra ipotizzata, consumeremmo più di 65000 Kcalorie corrispondenti a circa 7,5 kg di perdita di massa grassa (nella ovvia ipotesi di non modificare il nostro attuale regime alimentare).
Certo, anche la bicicletta ha i suoi limiti legati essenzialmente alla possibilità di abitare in zone di impervie colline o dovendo fare percorrenze molto superiori al range di 5/10 km entro i quali tale mezzo risulta nettamente vincente sugli altri.
In questi casi, tuttavia, le Amministrazioni locali si fanno sempre più carico di promuovere modalità miste di trasporto, consentendo, ad esempio, la possibilità di imbarcare le bici su bus, treni e funicolari.
Inoltre si iniziano a vedere anche in Italia, e segnatamente nel sud della penisola, idonee aree di parcheggio, debitamente attrezzate, e piste ciclabili ove il ciclista potrà muoversi in sicurezza, protetto dalla pericolosa arroganza dei mezzi a motore.
Financo talune aziende, tra le più sensibili alle problematiche legate all’ambiente e al benessere dei propri dipendenti (che, in definitiva, si traduce in maggiore produttività) hanno iniziato a incentivare l’utilizzo della bicicletta, garantendo qualche euro in più nelle buste paghe di quei dipendenti che preferiscono tale ecologico e salutare mezzo di trasporto all’auto.
Anche se piove o fa freddo, nulla potrà veramente impedire alla bicicletta di accompagnarci nei nostri diuturni spostamenti di lavoro o di svago, essendo sufficiente adottare coperture idonee a proteggerci consentendo tuttavia la corretta traspirazione corporea.
Insomma le biciclette, tanto bistrattate e messe in un cantuccio da una irresponsabile politica di promozione dell’automobile proposta a partire dagli anni ’50 del secolo scorso, nel malinteso cliché di un preteso benessere simboleggiato dall’andare in auto anche per fare la spesa dietro l’angolo, possono davvero essere riconsiderate a buon diritto come mezzo ideale per buona parte delle tipologie di domanda di trasporto.
Sicuramente ci vuole un drastico cambio di mentalità ma forse, complice l’attuale situazione di crisi economica, è la volta buona.
Dunque, complice l'avanzare della primavera, approfittiamo per cambiare abitudine nella scelta del nostro mezzo di trasporto quotidiano.
Certamente, oltre al portafoglio, ringrazierà anche l’ambiente e la nostra salute.

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