La sicurezza nelle scuole

La recentissima sentenza della Corte di Cassazione sul disastro del liceo  "Darwin" di Torino del 22 novembre 2008, in cui perse la vita uno studente ed altri rimasero feriti (uno in modo da rimanere paralizzato), certo farà discutere: sei condanne (tre ai docenti della scuola e tre dirigenti della Provincia di Torino) che vanno dai due anni e mezzo ai quattro anni.
Tentiamo di fare una fotografia dello stato delle cose inerenti il tema della sicurezza scolastica.
Innanzi tutto, una considerazione: la scuola dovrebbe essere “maestra di vita” e, quindi, il naturale luogo deputato a inculcare nelle nuove generazioni una profonda e radicata cultura della sicurezza.
Coloro che oggi si formeranno come studenti (di ogni ordine e grado) responsabili, domani saranno altrettanto rispettosi della propria e dell'altrui incolumità in casa e sui luoghi di lavoro evitando non solo gli umani dispiaceri di un infortunio ma anche gli onerosissimi costi che per essi gravano sull'intera comunità.
Lo scenario della scuola è costituito da un patrimonio edilizio, adibito ad attività di istruzione di ogni ordine e grado, che comprende circa 40.000 edifici scolastici molti dei quali, essendo costituiti da fabbricati vetusti o progettati per altre destinazioni d’uso, necessitano di interventi anche consistenti per essere adeguati non solo alle disposizioni in materia di sicurezza ed antincendio oggi vigenti, ma anche per un effettivo e normale utilizzo.
La scuola italiana, dove prestano la loro attività quasi dieci milioni di persone, è a tutti gli effetti la più grande azienda italiana i cui lavoratori sono suddivisi in un milione circa di insegnanti, in mezzo milione di personale amministrativo ed ausiliario ed infine in oltre otto milioni di studenti.
Ovviamente, la risoluzione dei problemi legati alla sicurezza comporta, per una azienda di tali dimensioni, un notevole impegno economico e di questa circostanza si è reso ben consapevole il legislatore che pertanto, nel corso del tempo, ha emanato vari provvedimenti di proroga.
I principali attori di tale processo sono da un lato i dirigenti scolastici, nella loro qualità “umana” di guida responsabile alle loro piccole o grandi comunità, e dall'altro gli enti locali in ordine alla materiale disponibilità dei locali e della loro manutenzione.
In effetti, in linea del tutto generale e generica, le attribuzioni ricadenti sui singoli soggetti sono le seguenti: il capo dell’istituto è responsabile delle misure di sicurezza di tipo “gestionale” (ad esempio l'antincendio) mentre rimane all’Ente locale la competenza degli interventi di manutenzione (non importa se ordinaria o straordinaria) finalizzata alla “messa a norma” degli edifici. In tal modo si individua come componente fondamentale dell’azione preventiva non soltanto il progettista e l’organo di controllo ma anche il titolare dell’attività che ha il dovere e la responsabilità diretta di gestire la struttura anche sotto l’aspetto della sicurezza.
Ma, certamente, anche l'intera utenza, con i loro organi di rappresentanza (genitori in testa!), devono fare la loro parte per spingere gli uni e gli altri, ma in prima battuta i dirigenti scolastici, ad assicurare che ogni attività didattica o anche solo ludica si svolga in ambienti salubri e sicuri e che, nel caso, favoriscano o per lo meno non ostacolino la corretta gestione delle emergenze.
In ordine alla strategie da porre in essere, posto che per effettuare sostanziali adeguamenti strutturali o impiantistici (quando possibili) gli impegni economici sono quasi sempre rilevanti al punto da non consentire un immediata risposta del sistema, certamente vi sono elementi che potrebbero essere debitamente tenuti in conto a costo quasi nullo.
Investire sulla formazione dei dirigenti, preposto e rappresentanti sembra, in primo luogo, la premessa indispensabile per un deciso cambio di mentalità.
No, non parliamo di acquisire inutili pezzi di carta da qualche diplomificio compiacente, ma di assicurare a tali figure professionali una effettiva preparazione in materia tali da essere gestori competenti della delicata materia.
Successivamente trasferire alla utenza costituita dai ragazzi, compatibilmente all'età e quindi al grado di apprendimento, i principi chiave del lavorare in sicurezza e della gestione delle eventuali emergenze.
Questo ultimo aspetto, importantissimo per spezzare il circolo vizioso dell'ignoranza, si può conseguire non solo evidenziando in ogni lezione gli aspetti del caso, ma anche eseguendo effettivamente e ripetutamente, prove di emergenza e di evacuazione, sulla base di quanto previsto nel documento di valutazione dei rischi che ogni Istituto dovrebbe ormai essere dotato in ossequio del DL.81/08 che recepisce il famoso DL.626/94, ma in effetti già previste dal D.M. 26 agosto 1992.
Oggi, purtroppo, la situazione è che in qualche istituto, a distanza di oltre venti anni da quel lontano 26 agosto 1992, le parole “emergenza”, “evacuazione”, e in definitiva “sicurezza”, sono ancora del tutto sconosciute ai nostri figli (che saranno i dirigenti e i docenti di domani).

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