Recensione alla silloge “Riflessi in solitudine” di Federica Voi
Come al solito ho letto in un battibaleno la silloge poetica ”Riflessi in solitudine” scritta e auto pubblicata da una giovane poetessa siciliana, Federica Voi.
Come si evince dal titolo il motivo principale, ricorrente e dominante in quasi tutte le poesie presenti nella raccolta, è la solitudine. Però, da ciò che io ho compreso, è una solitudine tutta interiore, tutta giocata all’interno del proprio afflato esistenziale. Non è una solitudine dovuta a mancanza di contatti umani o di altro tipo. Ed è proprio questa specie di solitudine che è la più dura da affrontare e sconfiggere. Quando tante persone ti stanno intorno ma, nessuna di loro che si interessi a te, oppure, al contrario, sei tu che non sei interessato a loro, quella è proprio la solitudine che mette più in difficoltà l’essere umano. E’ una gran brutta sensazione, quella di sentirsi attorniati da tanta gente e pur tuttavia ci si sente più soli che in un deserto! Per spiegare meglio la tematica della solitudine prendo in esame tre delle poesie presenti nella silloge. La prima si intitola:”Fragile”, che così recita:
Come una foglia,
strappata alle radici dal vento.
E sola,
con l’immensità della solitudine che mi circonda.
Sto.
Non credo che debba spiegare oltre l’argomento, visto le parole chiare e semplici usate dall’autrice. La seconda si intitola:”Tristezza”, le cui parole qui riporto testualmente:
tristezza
mi imprigioni
come il vuoto.
E non comprendo
la dolcezza di una carezza.
Tristezza
mi tormenti.
E tu, Silenzio?
Con il tuo rumore
(spesso) assordante,
devasti i miei pensieri.
E cosa accadrà domani?
Io non so.
E viviamo senza futuro.
Tristezza.
Anche qui non occorre aggiungere altro allo scrivente, nulla di più di quanto viene trasmesso dalla giovane poetessa. La terza poesia, che è anche quella conclusiva della raccolta, dal titolo “In solitudine” è così declamata:
Non vedo orizzonti
attorno.
Non esiste volto
che conosco.
Tutto è sbiadito.
Nella mia solitudine,
volteggio e delirio.
Tutto è ignoto
ed ho paura.
Alla ricerca
di qualcosa
che non so.
Nella mia solitudine
che mi incatena.
Non esistono suoni
che rimembro.
E volteggio
tra il frastuono
della mia anima.
E starò in disparte
perché il tempo
mi dia ragione.
Come si può capire chiaramente dalle parole usate dall’autrice non c’è bisogno di spiegazione alcuna. Sembrerebbe una solitudine cosmica, nulla che attenui né che spieghi in modo razionale e comprensibile la solitudine provata da questa giovane donna siciliana. Comunque, la ringrazio per avermi costretto a pensare ed a riflettere molto approfonditamente sul concetto di solitudine che le sta così a cuore e la pervade fin nel profondo del suo animo. Aspetto la giovane poetessa ad una seconda prova che possa darci degli appigli per comprendere meglio a cosa deve questo suo sconsolato sentimento. La silloge è adatta a tutti i lettori che vogliono interrogarsi sul significato ultimo e sulle motivazioni profonde da cui scaturisce questo sentimento di inquietante “Solitudine!”