I geni dopo la morte

Recenti studi di microbiologi affermano che dopo il decesso, centinaia di geni intensificano la propria attività per alcuni giorni; una scoperta che sarà utile per la conservazione di organi destinati ai trapianti. Dopo il trapasso un'invisibile armata di non morti, i geni, continuano imperterriti la propria attività, lavorando persino di più per alcuni giorni, prima di spegnersi del tutto. Infatti , anche se analizzando del sangue e del tessuto epatico di cadaveri umani, già si aveva precedenza di tale scoperta. A tal proposito è stato condotto uno studio che ha valutato il lavoro postmortem di oltre 1000 geni in topi e zebrafisch (Danio rerio o Pesce zebra) deceduti. Centinaia di geni hanno aumentato l proprie mansioni dopo il decesso, in entrambi i modelli animali. La maggior parte si è silenziata dopo 24 ore, ma alcuni geni degli zebrafisch e dei topi sono rimasti attivi per giorni. Nei pesci erano attivi 548 geni, per due giorni, mentre nei topi erano attivi 515 geni per 4 giorni. La maggior parte dei geni superattivi appartengono alla tipologia a gestire le emergenze ovvero infiammazioni, chiama a raccolta il sistema immunitario, gestisce lo stress. Ma si sono attivati anche geni coinvolti nello sviluppo embrionale, come se le condizioni cellulari del corpo morto ricordassero quelle dell'embrione. Particolarmente attivi sono stati anche geni che innescano il cancro, un fatto che potrebbe spiegare perché chi ha appena subito un trapianto di organi da un deceduto sia più suscettibile a tumori. Alcuni geni potrebbero attivarsi perché, dopo la morte, i geni che li tengono a freno smettono di funzionare. Studiando questi equilibri si potranno mettere a punto nuovi metodi per predire il successo di un trapianto, ma anche tecniche per stabilire con precisione l'ora della morte nelle analisi forensi.

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