Gaetano Iannotta ci parlerà dell’Eloquenza Antica in Atene e in Roma

Come abbiamo più volte ribadito “ Letteratitudini” è un evento culturale ideato dalla Giornalista Matilde Maisto, che una volta al mese ospita gli amici, amanti della letteratura, nella sua dimora di Cancello ed Arnone, dando vita ad un interessante e coinvolgente salotto letterario.
Per il corrente mese di Novembre 2016, esattamente per giovedì 24 p.v. alle ore 19,30, ha in programmazione un interessante  incontro,   proposto dall’esimio avvocato Gaetano Iannotta dal tema “L’Eloquenza Antica in Atene e in Roma”, tracciando un parallelo tra l’oratoria greca e quella romana, con particolare riferimento alle figure di Demostene e Cicerone.
Timidamente accenniamo a qualche informazione al riguardo, in attesa di   più ampi e approfonditi ragguagli , da parte del nostro relatore d’eccezione.
In una cultura,come quella greca, la cui trasmissione fu affidata per secoli all’oralità, la capacità di parlare in pubblico, di persuadere un uditorio e di far prevalere la propria posizione su quella dell’avversario ebbe un ruolo cruciale. Già i poemi omerici danno rilievo ai discorsi tenuti nelle adunanze dei soldati e nei consigli dei capi militari. Nel terzo canto dell’Iliade si sottolinea come Odisseo, pur meno imponente di Menelao nell’aspetto, domini su tutti con la sua straordinaria eloquenza (Iliade III, 216-224). Ma le condizioni per cui l’arte della produzione e dell’esecuzione in pubblico di discorsi si sviluppò nelle forme di un genere letterario in prosa, legato alla prassi giudiziaria e politica, si verificarono soltanto a partire dal V secolo a.C. ed in particolare ad Atene. Dopo il felice esito delle guerre persiane, infatti, e con il consolidarsi delle istituzioni democratiche, Atene divenne teatro di dibattiti pubblici, di scontri tra uomini politici nell’assemblea plenaria dei cittadini, e di controversie giudiziarie nei tribunali popolari. Negli spazi e nelle occasioni offerti dalla pólis democratica, in cui ogni cittadino aveva la possibilità di partecipare attivamente alla vita pubblica ed era chiamato a rispondere delle proprie azioni davanti alla comunità, fiorì la grande oratoria ateniese del V e IV secolo a.C., che fu, non a caso, eminentemente civile. È infatti in base agli ambiti del dibattito pubblico che si distinguono i tre generi dell’oratoria antica, denominati da Aristotele deliberativo, giudiziario ed epidittico.
Il più grande degli oratori greci e, insieme, uomo politico e figura di importanza fondamentale per il mondo greco fu Demostene. La sua vita e la sua opera si intrecciano strettamente con le vicende politiche di Atene, nel momento della caduta sotto la potenza macedone.
Relativamente all’oratoria romana, invece,  lo studio  della stessa è fortemente penalizzato dalla perdita quasi totale di testimonianze, in particolare di quelle risalenti all’età più arcaica della repubblica. Questa penuria di documenti scritti, che costituisce una lacuna gravissima per gli studiosi di civiltà e cultura latina, si spiega con il carattere fortemente pragmatico del genere, legato a finalità pratiche e a circostanze immediate: sino a Cicerone, infatti, l’oratoria si mantenne per lo più nella sfera dell’oralità, nello statuto instabile e precario del non scritto. Fu lo stesso Arpinate ad affidare intenzionalmente per la prima volta alla scrittura la sopravvivenza delle sue orazioni e, nel contempo, a conferire al genere una dimensione letteraria, rievocandone i primi sviluppi e i protagonisti di età repubblicana nel Brutus, un dialogo di argomento retorico. La riluttanza dei primi oratori latini a fornire una stesura scritta dei loro discorsi e l’impostazione di carattere eminentemente pratico che l’oratoria ebbe a Roma sin dalle sue prime origini furono inoltre di ostacolo, a differenza di quanto accadde in Grecia con i sofisti, allo sviluppo della retorica, ovvero di un pensiero teorico sull’arte del dire, passaggio che si ebbe più avanti con l’influenza e la diffusione dei manuali di retorica greci.  
Una delle figure più rilevanti di tutta l’antichità romana fu Marco Tullio Cicerone,esponente di un'agiata famiglia  dell’ordine equestre.    La sua vastissima produzione letteraria, che va dalle orazioni politiche aglii scritti di filosofia e retorica, oltre a offrire un prezioso ritratto della società romana negli ultimi travagliati anni della repubblica, rimase come esempio per tutti gli autori del i secolo a.C. , tanto da poter essere considerata il modello della letteratura latina classica.  Attraverso l'opera di Cicerone, grande ammiratore della cultura greca, i Romani poterono anche acquisire una migliore conoscenza della filosofia .Tra i suoi maggiori contributi alla cultura latina ci fu senza dubbio la creazione di un lessico filosofico latino: Cicerone si impegnò, infatti, a trovare il corrispondente vocabolo in latino per tutti i termini specifici del linguaggio filosofico greco.Tra le opere fondamentali per la comprensione del mondo latino si collocano invece le Lettere (Epistulae, in particolar modo quelle all'amico Tito Pomponio Attico ), che offrono numerosissime riflessioni su ogni avvenimento, permettendo di comprendere quali fossero le reali linee politiche dell'aristocrazia  romana.
Cicerone occupò per molti anni anche un ruolo di primaria importanza nel mondo della politica: dopo aver salvato la repubblica dal tentativo eversivo di Lucio Sergio Catilina   ed aver così ottenuto l'appellativo di pater patriae (padre della patria), ricoprì un ruolo di primissima importanza all'interno della fazione degli Optimates. Fu infatti Cicerone che, negli anni delle guerre civili   difese strenuamente fino alla morte una repubblica giunta ormai all'ultimo respiro e destinata a trasformarsi nel principatus augusteo.
Cari amici si prospetta una serata deliziosa, nel corso della quale non mancherà un gradito bouffet, con prodotti tipici locali.
Per chiunque voglia partecipare, è possibile contattare direttamente Matilde Maisto, sia su FB che attraverso la posta elettronica: tilde.maisto  virgilio.it
 

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