Dopo “Il Boss delle cerimonie” a quando “Il Boss delle tette”?
Cambiano i tempi ed, evidentemente, cambia l'etica. Anche la medicina, nella specialità della chirurgia estetica (i cui operatori, talvolta, appaiono sempre più lontani dal giuramento di Ippocrate), incede nell'autopromozione e nella speculazione, spettacolarizzandosi tramite i social group.
Chirurgo napoletano (non ne faccio il nome per non fargli, nel bene o nel male, pubblicità gratuita) si filma e filma intervento al seno e lo posta su facebook.
Il presidente dell'Ordine, tanto per salvare le apparenze, gli da un ipocrito timido buffetto bofonchiando che non condivide la scelta del collega ma che, deontologicamente, non rileverebbe profili sanzionatori.
Insomma come se la deontologia di una intera categoria professionale, evidentemente popolata anche da intraprendenti imprenditori più che da professionisti, fosse libera di procedere a qualunque speculazione una volta ricevuta la liberatoria di una singola paziente desiderosa di un momento di popolarità tra le amiche del quartiere.
Ci si chiede, se così stanno le cose, quale oggi sia il ruolo del professionista (a parte quello meccanico di mero esecutore e, a questo punto, di speculatore sulle debolezze altrui) e quale quello della commissione deontologica dell'ordine professionale.
Non dovrebbe, il professionista, mediare le derive della clientela (arrivando, in casi estremi, anche a non accettare un incarico) piuttosto che amplificarle come il più speculativo degli imprenditori?
Se così non è (o non è più), quale è oggi la differenza tra professionista e imprenditore?
Ci si chiede: dopo il "boss delle cerimonie" a quando il "boss delle tette"?