Recensione del libro: ”Viaggi di donne senza rime”, di Valeria Bellobono

Ho letto la raccolta di racconti contenuta nel libro: ”Viaggi di donne senza rime”  scritta da Valeria Bellobono e pubblicata dalla casa editrice Pegasus Edition, nella collana Emotion, narrativa contemporanea.
L’ho letta scevro da qualsiasi pregiudizio sul ruolo della donna nel mondo odierno. Mi sono lasciato trasportare con la mente e con il cuore là dove l’autrice intendeva portarmi attraverso la narrazione delle storie di donne di luoghi e culture diverse.
Nonostante le donne descritte provenissero da diverse località della terra, il tema centrale era sempre lo stesso: il maltrattamento e la sofferenza inferta alle donne in quanto tali, e pertanto, esseri inferiori al maschio imperante, a cui è permesso infliggere qualsiasi nefandezza sul loro corpo e nelle loro anime.
Come un mondo di esseri fatti l’uno per il completamento dell’altro possa reggersi su tale abominevole sfruttamento della supposta debolezza delle donne, è un mistero! Questo vale, ovviamente, per alcune zone del mondo d’oggi, però, queste aree sono ancora troppo estese perché possano essere accettate dalla parte del mondo che si considera civile, che mette le donne sullo stesso piano dell’uomo, e pur tuttavia fa troppo poco perché essa venga liberata dalla condizione di inferiorità a cui è sottoposta. Prenderò in considerazione solo alcune delle storie che sono raccontate nella raccolta. Fin dal primo racconto dal
 titolo :”Regine di cuori dal diario di Fatima – 2 febbraio 199”, direttamente collegato ai due racconti successivi, che formano una trilogia di personaggi femminili intrecciati tra di loro da una relazione parentale, il tema centrale è la guerra, con le relative atrocità che sono commesse sulle donne e sui loro bambini. Dove non c’è nulla da sperare se non una morte veloce con meno sofferenza possibile.
 Quindi, Passo ad analizzare il secondo racconto: “Lo strano viaggio di Nina”, dove viene narrata la storia di un’anziana signora che ricorda la Roma della sua fanciullezza, piena di sentimento e di calore umano. Il finale la ritrae mentre muore seduta nella sua vecchia e consunta sedia verde, simbolo di speranza eterna, nonostante la caducità della vita umana, con ai piedi le scarpe rosse da ballerina consunte dal tempo e dal troppo uso, con un fiore di narciso tra i capelli, stranamente sbocciato in una stagione non sua! Un racconto struggente sulla figura magistralmente tratteggiata di questa donna che muore serena tra le brutture e la dimenticanza della sua figura come persona, tra l’indifferenza dei parenti, degli amici e conoscenti.
In un altro racconto dal titolo:”Il treno dell’amore”, viene raccontata la storia di Chiara, una bella signora che per vivere fa la prostituta, la quale ad un certo punto della sua vita accoglie in casa una bambina, senza mai farle capire il degradante mestiere che è costretta a fare. Tratta la bambina come e più di una figlia, fino a quando non viene massacrata di botte e uccisa da un bruto che la sfrutta. Il racconto termina in modo triste, con la bambina che cresciuta e diventata adulta, in un mondo a lei ostile, la vede ripercorrere la stessa strada di Chiara, diventando anche lei una portatrice dell’amore rubato nelle notti fredde e buie della periferia di una grande città del nord.
Termino questa breve rassegna della raccolta con l’ultimo racconto intitolato :”L’ultima notte di Umà”, dove la figura della donna maltrattata e umiliata sceglie deliberatamente di sparire nelle acque del mare blu e profondo, dove l’acqua fredda e chiara che accoglie il suo esile corpo e la sua immortale anima per l’ultimo viaggio, serve da elemento purificatore per tutto il male che gli uomini hanno perpetrato sul corpo delle donne, continuando ancora oggi a ucciderle e massacrarle senza ritegno. La mia lettura è coincisa con un viaggio a ritroso nella notte dei tempi, collegandosi poi idealmente con l’attualità, dove ancora si percepiscono le grida di dolore di tutte le donne che hanno sofferto e soffrono per ogni sorta di sopruso da parte di uomini che nulla hanno di umano se non le sole sembianze antropomorfiche, che fanno di loro non degli uomini ma degli esseri peggiori delle bestie!
Il libro è una raccolta di racconti che serve per capire quando c’è ancora da fare per considerare finalmente la donna sullo stesso piano dell’uomo. Il cammino è ancora molto lungo e irto di difficoltà, prima di giungere alla meta finale, dove infine un uomo per bene può guardare negli occhi una donna qualunque senza vergognarsi per tutto ciò che è stato inferto alle sue consorelle.
Il linguaggio usato dall’autrice è crudo, realistico, a volte permeato da un’infinita tristezza che sfocia spesso in una pura vena poetica, che mitiga l’asprezza delle situazioni riportate con vivida lucidità.
Il libro è adatto ad un pubblico adulto che voglia rendersi partecipe della sofferenza patita dalle donne sotto tutte le latitudini, ciononostante, l’autrice fa risaltare l’enorme grandezza e forza d’animo che alberga in ogni cuore di donna!

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