Finalmente le giornate si allungano!

Nell'arco dell'anno ci sono alcune date che segnano punti di svolta. È il caso degli equinozi e dei solstizi, parole che derivano dal latino (aequinoctium e da solstitium) che designano particolari condizioni astronomiche che hanno importanti conseguenze terrestri.
Equinozio, come è facile immaginare, significa "notte uguale" in riferimento alla durata del periodo notturno uguale a quello diurno, cosa che capita tra 21 e 22 marzo e tra 21 e 22 settembre, ossia al cambio stagionale tra inverno e primavera e tra estate e autunno.
Solstizio, ossia "sole fermo", indica il momento di massima (o di minima) altezza del sole sull'orizzonte a mezzogiorno che poi significa, rispettivamente, la condizione di numero massimo (o minimo) di ore di luce in relazione alle ore notturne, cosa che capita tra 20 e 21 giugno e tra 21 e 22 dicembre, ossia al cambio stagionale tra primavera ed estate e tra autunno e inverno.
Ebbene, questa boa astronomica del solstizio d'inverno è stata doppiata nei giorni scorsi per cui sin dalla antivigilia di natale, sia pure impercettibilmente, la durata del giorno si sta iniziando inesorabilmente ad allungare e, passando per l'equinozio di primavera quando notte e giorno saranno di eguale durata, raggiungerà il massimo al solstizio d'estate.
La ragione di questa apparente stranezza, deriva dal fatto che l'asse intorno cui ruota il nostro pianeta nell'arco delle 24 ore non è verticale rispetto al piano dell'equatore del sole ma risulta inclinato presentando, nel corso del moto di rivoluzione intorno al sole ossia nel corso dell'anno, un emisfero o l'altro in modo più favorevole all'illuminazione solare.
Ciò fa si che la luce solare colpisca la superficie del nostro pianeta con angoli diversi durante l'anno e, nel nostro emisfero, il sole risulta più basso sull'orizzonte nel suo moto apparente diurno d'inverno (e quindi, dove dovendo compiere meno strada tra alba e tramonto, il che determina la durata del giorno, ci mette meno tempo) e alla massima altezza in estate.
Naturalmente, come alcuni avranno intuito, la situazione nell'altro emisfero si inverte per cui nei mesi da ottobre a marzo c'è la massima insolazione (ossia fa caldo) e nei mesi da aprile a settembre le ore di luce sono minori (ossia fa freddo).
L'alternanza dei periodi caldi (estate) e freddi (inverno) è quindi derivante dal solo angolo di irraggiamento dei raggi solari ed è, cioè, pressoché indipendentemente dalla reale distanza sole-terra che, come alcuni sanno, non è costante in quanto l'orbita terrestre intorno al sole non è una circonferenza ma una ellissi.
Ma tutto questo non è solo nozionismo astronomico perché la cosa ha una importante ricaduta pratica sulla terra determinando l'alternarsi dei periodi caldi e freddi e tutto ciò che ne consegue in ordine all'agricoltura e, più modernamente ai consumi energetici, al punto tale che gli astronomi sono concordi a ritenere che la vita sul nostro pianeta sarebbe impossibile se non vi fosse questa inclinazione dell'asse di rotazione e, di conseguenza, l'alternanza delle stagioni.

 

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