Buona Scuola, è guerra fra… “deportati”

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa del Coordinamento Nazionale Docenti GaE, i cui amministratori su fb sono le insegnanti: Tiziana De Chiara, Nicoletta Tangaro e Marina Marinelli, con il quale protestano nei confronti della stampa nazionale e locale rea di NON pubblicare le loro note stampa. Noi non ci sottraiamo a quello che riteniamo il diritto/dovere di ogni giornalista: dare voce a tutti. Ecco, di seguito il comunicato stampa: “Il Coordinamento Nazionale Docenti GaE (precari storici ancora iscritti nelle Graduatorie ad Esaurimento) sente il bisogno di fare alcune precisazioni, al fine di garantire un’informazione corretta e completa sul piano straordinario delle assunzioni in fase “B” e “C”  in seguito alla legge 107,  detta “La buona scuola” e di farsi portavoce presso le istituzioni delle istanze dei suoi membri”. In primo luogo, il termine “deportati”, con il quale si definiscono i docenti immessi in ruolo fuori sede con il piano straordinario di assunzione sancito dalla Legge 107/2015 (cosiddetta “Buona Scuola”), costituisce una mistificazione della realtà. Questo linguaggio se da una parte ottiene l'effetto sperato della visibilità mediatica e politica, dall’altra risulta populistico e demagogico, se non proprio offensivo nei confronti dei veri deportati di ogni epoca storica. Infatti, si definisce deportato colui che è obbligato con la forza e contro la propria volontà ad allontanarsi dalla propria abitazione per essere trasferito in un luogo che non ha scelto. Al contrario, come più volte ribadito dalla ex-Ministra Stefania Giannini, la domanda di immissione in ruolo prodotta da quei docenti che ora si definiscono “deportati” era del tutto VOLONTARIA/FACOLTATIVA. Inoltre essendo di carattere NAZIONALE, il Piano straordinario di assunzione prevedeva la possibilità di ricevere proposte di assunzione in sedi lontane da quella di residenza, assegnate – anche questo era ben noto – da un algoritmo per nulla trasparente, con vincolo di permanenza triennale (cioè prima dello scadere dei tre anni non sarebbe stato possibile richiedere né trasferimento e né assegnazione provvisoria, ossia temporaneo riavvicinamento alla propria sede di residenza). I neoassunti non possono neanche affermare di essere stati “costretti” a scegliere l’allontanamento dalla famiglia per non perdere il lavoro. Infatti la legge consentiva di rimandare l’immissione in ruolo, attendendo lo scorrimento della graduatoria (che pertanto non sarebbe stata soppressa fino al suo completo esaurimento) nella propria provincia; nel frattempo sarebbe stato possibile continuare ad accettare incarichi a tempo determinato (senza alcuna scadenza, per i contratti fino al 30 giugno) . La cancellazione dalle GaE o dalle GM (graduatorie di merito del concorso) era prevista solo nel caso in cui, una volta inoltrata la domanda di immissione in ruolo e ricevuta la proposta di assunzione, il docente avesse rinunciato all’incarico a tempo indeterminato. In secondo luogo, ai neo immessi tramite piano straordinario sono già state concesse due deroghe al vincolo triennale di permanenza nella sede del ruolo: la prima volta, consentendo di differire la presa di servizio in quella sede, nel caso fosse stata già iniziata una supplenza annuale vicino casa; la seconda volta, con una modifica ex post alla legge 107 (emendamento Puglisi), grazie alla quale per quest’anno scolastico i neo immessi hanno chiesto e ottenuto l’assegnazione provvisoria presso la sede di residenza. Cos’altro chiedono dunque? Quali altri privilegi o concessioni? Non è bastato il privilegio, per molti di loro, di essere assunti a tempo indeterminato nonostante punteggi spesso molto bassi e di molto inferiori a quelli dei precari storici collocati ai primi posti delle GaE? Infine, manifestazioni teatrali e puerili come quelle messe in atto, peraltro lesive dell’immagine pubblica dell’intera categoria professionale, possono servire a raggirare solo quanti non conoscono le conseguenze nefaste dell’emendamento Puglisi. Sarà il caso, perciò, di renderle note all’opinione pubblica: più di 45.000 docenti in tutta Italia hanno scelto di non produrre domanda di assunzione, poiché all’immediata immissione in ruolo hanno anteposto gli affetti, confidando nel rispetto e nella stabilità delle regole sancite dalla 107, nonché nella coerenza del governo centrale. Queste regole sono state cambiate a giochi fatti in un punto, il blocco triennale della mobilità, che è stato determinante per la loro sofferta decisione di non partecipare al Piano straordinario; le assegnazioni provvisorie costituiscono non solo una beffa, ma anche una rapina per i precari delle GaE che hanno scelto di non produrre domanda di assunzione per evitare questo marasma. Una beffa perché se, fin dalla sua approvazione, la legge sulla “Buona Scuola” avesse previsto l’immediato ricongiungimento ai familiari, con molta probabilità, tutti avrebbero prodotto domanda di immissione in ruolo; una rapina, perché le assegnazioni provvisorie hanno sottratto ai docenti GaE anche i posti disponibili per le supplenze annuali; qualora i neoassunti avessero ragione nel rilevare che sono stati allontanati dai loro affetti, questo non giustificherebbe affatto il rientro dei presunti deportati, i quali, lo ribadiamo, sono stati assunti per garantire continuità didattica in sedi da tempo vacanti o per potenziare l’offerta formativa di determinate scuole. Piuttosto penalizzerebbero l’assunzione dei docenti ancora residuali nelle Gae o almeno un’equa distribuzione di quei posti tra docenti di ruolo e docenti precari, che assicuri lo svuotamento definitivo delle Gae, altro obiettivo dichiarato dalla 107, ma chiaramente disatteso; le assegnazioni provvisorie contravvengono alle finalità del piano straordinario: poiché i neo immessi in ruolo non hanno raggiunto le sedi assegnate, ma hanno conservato il posto, le cattedre date finalmente a ruolo sono rimaste ancora una volta disponibili per le supplenze, con evidenti conseguenze sul piano della continuità didattica e dell’aggravio di spesa per lo stato, il quale paga due stipendi per lo stesso posto di lavoro (uno per il docente di ruolo in assegnazione provvisoria, l’altro per il suo supplente); la tardiva deroga al blocco triennale della mobilità, unitamente al continuo rifacimento delle GaE dovuto a nuovi inserimenti (anche questi non previsti dalla legge), ha prodotto dei ritardi mai prima d’ora registrati nell’avvio dell’anno scolastico. Ancora agli inizi di dicembre le scuole italiane, sono nel caos più totale. Poiché mancano ancora tantissimi insegnanti curricolari e di sostegno e molti dirigenti hanno difficoltà a reperire docenti, gli alunni trascorrono spesso intere giornate con supplenti interni che si alternano senza continuità; alcuni programmi non sono mai stati iniziati; non è possibile convocare i consigli di classe; i collegi docenti sono deserti; ai docenti potenziatori, in barba alla legge 107, sono assegnate supplenze superiori a 10 giorni, anche su posti di sostegno per i quali non hanno alcun titolo, con evidente compromissione della qualità della didattica e dispendio di risorse umane, che, invece di usare come tappabuchi, la cosiddetta Buona Scuola dovrebbe adoperare per migliorare e implementare l’offerta formativa.  Per le suddette ragioni, il Coordinamento Nazionale Docenti GaE invita i giornali e tutti i mezzi di comunicazione a garantire un’informazione corretta e completa. Invita inoltre le istituzioni, sindacati compresi, a non cedere alle pressioni di una parte di lavoratori, che minano i più elementari principi della democrazia, sono contrari al ruolo e alla funzione educativa che il nostro ordinamento giuridico riconosce alla figura del docente, e sono lesive degli stessi interessi dello stato, dei diritti degli alunni, delle loro famiglie e dei lavoratori precari. Docenti Gae Coordinamento Nazionale”.

 

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