Il Pignarûl
Il Pignarûl (chiamato, a seconda la zona), anche: Panevin, Foghere, Fogoron, Fogaròn, Foghera, Fugarizze, Boreòn, è uno dei più antichi riti friulani. Il Pignarûl sembrerebbe infatti legato all’adorazione di Belanu (o Beleno, o ancora Belanus), divinità protoceltica della luce. Il termine Belanu sarebbe l’equivalente di “colui che è luminoso”, o “Dio luminoso”. Belanu era uno dei principali Dèi “pagani”. Adorato dai Celti continentali ed insulari era noto per la sua influenza sulla luce solare e di conseguenza: sull’agricoltura, sulla stagionalità, sulla temperatura, sull’allevamento, in pratica su ogni attività umana dell’epoca protostorica. Sovrintendeva, inoltre, sull’illuminazione della psiche nell’accezione spirituale e mentale, come guida alle innovazioni ed invenzioni. Iscrizioni con suo nome sono state rinvenute a sud della Gallia sia cisalpina che transalpina e dall’Illiria fino alle isole britanniche a nord. Il culto di Belanu era anche il fulcro della religiosità dei Carni; culto particolarmente sentito anche ad Aquileia dove vi era un tempio a lui dedicato (come probabilmente a Zuglio). Erodiano racconta con minuzia di particolari l’assalto dell’imperatore Massimino il Trace ad Aquileia (238 d.C.) quando Belanu fu visto difendere le mura della città. La tradizione di accendere fuochi in occasione di festività legate ad equinozi e solstizi è da legare proprio all’adorazione di Belanu. L’accensione di falò sulla cima dei colli, era forse fatta anche in onore della compagna di Belanu cioè, Belisma, Dèa del fuoco. La festa rituale del Beltane celtico, celebrata in primavera per ricordare la rinascita del Dio della luce, deriverebbe proprio dall’antica tradizione legata a Belanu. Per contro, la ciclica morte del Dio della luce veniva ricordata con feste come Yule o Imbolc, intorno alla fine di dicembre. Il significato dei “fuochi friulani” è, dunque, da ricercare negli antichi riti propiziatori e di purificazione celtica. In molti casi le ceneri venivano poi sparse nei campi proprio per allontanare maledizioni e garantire, al contrario, abbondanti raccolti. Il fuoco, dunque, simbolo di purificazione e di rinascita a nuova vita. Nonostante la cristianizzazione, questa usanza non si perse, anzi persistette attraverso i secoli, giungendo fino ai giorni nostri praticamente immutata. Il rito del Pignarûl è molto sentito in tutto il Friuli, in particolare a Tarcento dove la sera del 6 gennaio viene acceso, nei pressi dei resti del castello medievale, il “Pignarûl Grant”, che a sua volta dà il via all’accensione di tutti i pignarûi della conca tarcentina. All’evento, partecipano ogni anno migliaia di persone. Il Pignarûl, come facile intuire, è un alta catasta di legna, fieno, stoppie e più in generale tutto ciò che si può bruciare che viene accesa, al calar del sole, il 5 gennaio o molto più frequentemente la sera del 6 Gennaio. La preparazione della catasta, viene svolto dai “Pignarulârs”, solitamente i giovani del paese. Il rito del fuoco è un momento conviviale che vede tutta la comunità unita intorno al Pignarûl. Spesso intorno al fuoco si balla e si canta o semplicemente si sorseggia un pò di vin brulè per riscaldarsi dal pungente freddo invernale oppure degustare pane caldo e cotechino (come fatto ) . La direzione che prende il fumo, una volta acceso il pignarûl, non è indifferente. Un antico proverbio friulano narra: se il fum al va a soreli a mont, cjape il sac e va pal mont; se il fum invezit al va de bande di soreli jevât, cjape il sac e va al marcjât. Così tradotto: se il fumo va a occidente, prendi il sacco e va per il mondo; se il fumo invece va a oriente, prendi il sacco e va al mercato. La direzione del fumo, quindi, è indicazione di un buono o cattivo anno.