La misurazione del tempo nelle società preindustriali, rurali e contadine
L'esigenza di misurare il tempo si perde nella notte dei secoli. Già attività come l'agricoltura e la pastorizia avevano necessità di essere attuate secondo certe tempistiche.
Sapere quale fosse il momento migliore per la semina di vegetali o per la riproduzione di animali era, difatti, importante.
Ma già dall'antichità l'uomo si era reso conto che alcuni fenomeni naturali avevano una loro periodicità.
Periodicamente, infatti, c'era l'avvicendarsi del giorno e della notte e, a più lungo respiro, c'era l'alternanza della stagione calda e di quella fredda.
Ovvio, quindi, che il primo indicatore dello scorrere del tempo fu il sole e di notte, per chi sapeva riconoscerli, gli altri astri fissi del cielo.
Gli uomini osservando il firmamento, infatti, si resero conto che la posizione relativa delle stelle si ripresentava ogni giorno uguale a sé stessa.
Nelle ore di luce, sulla base della posizione del sole lungo il suo apparente diuturno cammino (nella concezione antica la terra era considerata ferma mentre il sole e gli altri astri si pensava ruotassero intorno ad essa), era possibile determinare l'ora con una certa precisione in ogni momento.
La rilevazione della posizione del sole rispetto al luogo di osservazione e quindi la misurazione dell'orario in quel posto, in effetti, era fatta indirettamente a mezzo della direzione che assumeva l'ombra che si produceva da un chiodo fissato saldamente alla terra e posto su una superficie verticale o orizzontale.
Al variare dell'orario, la punta dell'ombra dello gnomone descriveva un cammino sul quadrante dello strumento che, in virtù della fissità dello strumento rispetto alla terra, era sempre lo stesso e consentiva di graduare un quadrante con l'indicazione delle ore nelle varie stagioni.
Era la meridiana, strumento che consentiva la misura del tempo con uno scarto di circa 15 minuti rispetto al vero: una precisione del tutto sufficiente per le esigenze umane sino ad almeno la rivoluzione industriale.
La ragione della piccola imprecisione intrinseca della meridiana è da ricercare nel fatto che la terra ruota intorno al sole lungo un'orbita che non è perfettamente circolare ma lievemente ellittica e, tra l'altro, con l'asse terrestre inclinato rispetto al piano orbitale (il che spiega la diversa elevazione del sole che si osserva ad uguali orari nelle differenti stagioni).
Ma il problema della misurazione del tempo così brillantemente risolto durante i giorni assolati, si ripresentava quando il cielo era coperto di nuvole o di notte oppure quando non era possibile fissare stabilmente una meridiana alla terra come ad es. a bordo delle navi.
Gli antichi, argutamente, osservarono però che materiali come la sabbia o l'acqua tendevano a fluire attraverso piccoli orifizi con velocità pressoché costanti per cui, misurando il quantitativo di un dato materiale che fuoriusciva in un'ora da un recipiente forato, si poteva desumere lo scorrere del tempo.
Si immaginò allora uno strumento che, onde renderlo atto a una misura perpetua del tempo, era costituito da due ampolle contrapposte in verticale mutuamente collegate tramite uno stretto collo. Una delle ampolle era inizialmente piena di un certo quantitativo di materiale che in un tempo stabilito, ad es. un'ora, passava per gravità nell'ampolla sottostante. Nel preciso istante in cui si svuotava completamente un'ampolla, un servente rovesciava lo strumento e il ciclo riprendeva.
Era nata la clessidra e tutto stava, nelle lunghe ore notturne, a non addormentarsi onde evitare di mancare il pronto rovesciamento delle ampolle nel momento esatto in cui una si svuotata completamente nell'altra.
Ma, notte tempo, altri strumenti erano parimenti utilizzati. Ad esempio, si poteva misurare lo scorrere del tempo dalla consunzione di speciali candele calibrate o, nelle notti stellate e per i pochissimi dotti che conoscevano l'astronomia e la geografia, dalla posizione delle stelle.
Le esigenze della industrializzazione posero però presto in evidenza i limiti di questi sistemi arcaici. Si resero necessari strumenti di misurazione del tempo via via più precisi e più pratici.
Si inventarono gli orologi meccanici il cui movimento, inesorabilmente tendente a smorzarsi per via degli attriti tra gli ingranaggi, era reso perpetuo da un complesso sistema di pesi e contrappesi, sino a giungere agli orologi con movimento a caricamento a molla da taschino e poi a polso, vere e proprie meraviglie meccaniche in miniatura, sempre più precisi.
Ai giorni nostri gli orologi atomici hanno una precisione tale che accumulerebbero un errore di un secondo solo dopo migliaia di anni.
Ma in alcune piazze o su alcuni edifici le meridiane continuano da centinaia di anni a misurare il tempo come a voler ricordare, sornione, che il modo migliore e più connaturato di scandire il tempo per l'uomo non è quello freddo e meccanicistico del quarzo di un orologio ultra preciso ma quello naturale e deliziosamente impreciso del moto apparente del sole.