La minoranza rompe con Renzi. “Matteo ha scelto la scissione”, dicono Emiliano, Speranza e Rossi
La scissione è una realtà. In serata di ieri, dopo una giornata di interventi all'Assemblea Nazionale del Pd, è arrivato il colpo di scena. I tre leader della minoranza, Michele Emiliano, Roberto Speranza ed Enrico Rossi rompono gli indugi e dicono addio al Partito: "Anche oggi nei nostri interventi in assemblea c'è stato un ennesimo generoso tentativo unitario, ma è, purtroppo, caduto nel nulla. Abbiamo atteso, invano, un'assunzione delle questioni politiche, che erano state poste, negli interventi di esponenti della maggioranza del partito. La replica finale non c’è stata. E' ormai chiaro che è Renzi ad aver scelto la strada della scissione assumendosi, così, una responsabilità gravissima".
Eppure, in tanti all'Hotel “Parco dei Principi” di Roma avevano tirato un sospiro di sollievo dopo aver ascoltato l'intervento del Governatore della Puglia il quale, replicando alla relazione del Segretario dimissionario, aveva confermato la fiducia nell'ex premier.
La giornata era iniziata con le parole di Renzi: "Soffro a parlare di scissione, come tutti noi. Ci siamo impelagati a dire “congresso sì, congresso no”. Io ho cercato, tutti i giorni, di accogliere le propose degli altri. Ho accettato la proposta di Piero Fassino e ho comunicato formalmente le dimissioni. Il Congresso ha dei tempi statutari. La parola “scissione” è una delle parole più brutte. Peggio c'è solo la parola ricatto. E la scissione è stata usata come un ricatto", ha detto Renzi, che ha formalizzato le dimissioni e detto che il Congresso si farà nei tempi previsti dallo statuto.
“Per sistemare questa assurda situazione poteva valere la pena fare un passo indietro, ci ho pensato", ha continuato il Segretario. "Ci ho pensato sul serio, perché mai, come in questi due mesi e mezzo, siamo stati laici nelle decisioni, abbiamo ascoltato tutti. Ma accettare oggi che si possa dire di no a una candidatura, accettare che possa essere eliminata una persona, sarebbe un ritorno al passato. Noi stiamo insieme per confrontarci. Non accetteremo mai, mai, mai e poi mai che qualcuno ci dica “tu non vai bene, tu sei parte di questa comunità. Avete il diritto di sconfiggerci, non di eliminarci".
Dopo l'ultimatum di ieri Emiliano, il Governatore della Puglia, all'inizio usa toni concilianti: "Siamo a un passo dalla soluzione. La possibilità di restare insieme è a portata di mano. A volte anche un piccolo passo personale indietro, può servire a far fare cento passi avanti a una comunità. Io ci sto provando. Ma è tutto nelle mani del Segretario e ho fiducia in lui". In serata la nota congiunta con Rossi e Speranza dà un senso diverso – e contrario – alle sue parole.
Bersani e Rossi parlano di muri alzati da Renzi e di bastonate ricevute. "Siamo a un punto delicato. Una parte di noi pensa che se va avanti così il Pd va a sbattere, ha detto Bersani. Non vogliamo mandare a casa Renzi per forza. Stiamo dicendo che vogliamo discutere per una correzione di rotta. Renzi ha alzato un muro. Ma se si va avanti così, non sarà possibile aprire una discussione. Vediamo. C’è ancora la replica e sentiremo".