Libia, la cellula tunisina guida la riscossa dell’Isis
Ritirata nell’entroterra, infiltrazione di traffici illeciti, attentati circoscritti e rimescolamento con Al Qaeda. Dopo la caduta di Sirte, lo Stato islamico, in Libia, ha cambiato strategia, luoghi e forse pelle. Il 18 gennaio scorso caccia americani B-2, sotto la regia di Africom e in cooperazione col Governo di Acordo Nazionale, avevano bombardato un campo di addestramento a 45 chilometri a Sud-Ovest di Sirte, uccidendo almeno 85 terroristi dell’Isis. È stata la prima azione dopo i quattro mesi di raid sulla capitale del Califfato nero, nel Maghreb, capitolata la quale i terroristi di Abu Bakr al-Baghdadi sono fuggiti a Sud, nelle aree di Bani Walid, Skhir, Ghariyat, Ghirza, alterando sembianze e spostandosi da un luogo all’altro per non essere individuati.
“Tra loro, i soliti tunisini, algerini, yemeniti, sauditi, bahreiniti, somali, nigeriani, chadiani e, infine, europei con elementi cinesi, particolarmente esperti nell’uso di esplosivi”, spiega il Colonnello Ibrahim Beitelmal, dirigente del Consiglio Militare di Misurata e responsabile di primo piano nella battaglia di Sirte. Spiega, altresì, che nelle località desertiche di Ghirza e di Zellah, oltre alla presenza di mercenari sudanesi del Justice and Equality Party (formazione del Darfur legata a Gheddafi e ora attiva nel Sud-Est libico) trovano rifugio i transfughi del califfato. “In queste aree e in quelle prossime a Zellah, in particolare, l’Isis organizza posti di blocco a sorpresa, allo scopo di depredare, terrorizzare o imporre dazi”.
A Bani Walid i militanti sono tra i 150 e i 200. Si sono riciclati in numerosi traffici illegali, dal petrolio al riso, al grano e hanno organizzato campi di addestramento, da dove partono per compiere imboscate o attentati con ordigni rudimentali. L’Isis sequestra medici ed infermieri indiani, filippini o pachistani, costringendoli a lavorare per loro. “Bani Walid è una regione difficile, montagnosa, con grotte e valli impervie”, dice ancora il Colonnello Beitelmal, “e a volte abbiamo notizia di una residua presenza Isis nella regione, ma sempre in forma ridotta: gruppuscoli. Come quelli che si sono creati in località isolate nell’estremo meridione”.
La vecchia guardia è stata decimata a Sirte, anche se, per motivi di sicurezza, le morti illustri non sono state pubblicizzate. Si ritiene che ci sia un nuovo Amir (capo) in Libia, ma potrebbero esserci sopravvissuti tra i senatori della cupola tunisina, i fedelissimi di Moez Fezzani, come Essid Sami Ben Khemais e Bouchoucha Moktar, due calde conoscenze delle procure italiane. Un altro personaggio di spicco, Khaled Al-Amari, è stato catturato da Haftar, mentre fuggiva con munizioni, armi e borse piene di contanti. Un punto di riferimento per gli esuli di Sirte potrebbe essere Turki al-Binali, originario del Bahrein, formato nel pantheon di Al Qaeda, capo mufti del Califfato e del dipartimento di “Ricerca e Fatwa”, autore di un pamphlet sul “perché è giusto violentare le schiave yazide”. È un maestro nel reclutare e organizzare campi di addestramento. Graviterebbe tra la Siria e la Libia, dove esordì già nel 2013 per guidare l’anticrociata nel “Wilayat”, provincia maghrebina.
Ora, è difficile che Fezzani e compagni, dopo aver fallito a Sabratha, Derna e Sirte e aver perso moltissimi militanti, investiranno ancora sul controllo del territorio in Libia. Piuttosto, si riproporranno come “guastatori”, con azioni mirate, in attesa di capire se riprendere il progetto di approdare e attaccare in Europa. Fonti attendibili interne riferiscono che la caduta di Sirte ha ridato vigore ad Al Qaeda nella regione. Aqim, in Algeria, ha iniziato la “riabilitazione” di ex Isis, via sms. Fazioni pro-Isis delle montagne della Tunisia occidentale hanno aderito alla Kuin, la filiale tunisina de La Base. La stessa cosa potrebbe accadere all’Isis libica e, in questo senso, gli ex qaedisti Ben Khemais e Moktar potrebbero agevolare la metamorfosi. Con una delibera d’urgenza, il Comandante Supremo dell’Esercito Libico ha creato la nuova Forza Anti-Terrorismo. È una cabina di regia formata prevalentemente da elementi che hanno preso parte all’”operazione Al Bunyan Al Marsus”, a Sirte, contro Isis. Tali forze riceveranno un addestramento speciale sia in Libia che altrove. Le attività saranno di intelligence e prevenzione, sfruttando, in operazioni speciali, interventi decisivi a contrasto di azioni terroristiche improvvise in scenari ostili e imprevedibili. E Il silenzio di questi ultimi tempi non tranquillizza affatto.