La soldatessa sentinella e il terrorista villano
È quasi passata sotto silenzio la notizia che presso l'aeroporto di Orly in Francia un giovane francese islamico radicalizzato ha aggredito una soldatessa sentinella immobilizzandola e sottraendole il fucile d'ordinanza.
È poi fuggito, prima di essere abbattuto, sparando sulla polizia e seminando il terrore nel terminal.
Al di là della notizia in sé, resta il dubbio che la scelta di una ragazza da immobilizzare e a cui sottrarre l'arma, piuttosto che a un collega uomo, non sia stata casuale. Così, come è ben noto, non é casuale che gli scippatori assalgono di preferenza gli anziani e le donne piuttosto che giovani prestanti uomini.
Non si scomodino ora le femministe a darmi del maschilista (non lo sono) perché non sto dicendo che le donne devono rimanere a casa a fare la calza (conosco soldatesse che nel loro campo sono davvero apprezzate) ma, di certo, ci si deve pur rendere conto che non in tutte le attività militari ci può essere una parità di impiego a prescindere dal genere. Se il militare è stato definito un atleta con zaino e fucile da un acuto ed apprezzato generale paracadutista dei giorni nostri allora, similmente a quanto avviene nelle gare sportive, non si può pensare di far competere atleti soldato di entrambi i generi, specie in talune "competizioni", a meno di non mettere a repentaglio la vita stessa degli operatori e della gente circostante in virtù di un ipocrito postulato di eguaglianza. Quanto è accaduto, peraltro facilmente prevedibile, dimostra che i terroristi ben sanno sfruttare queste falle e che noi europei dovremmo diventare più pragmatici e meno ipocriti su certe questioni. Togliamoci dalla testa l'idea che possa esistere la figura del terrorista gentiluomo poiché queste persone non inviano biglietti per annunciarsi, non si presentano con fiori alla mano, non rispettano alcuna regola cavalleresca, sportiva o umanitaria.